Voglio ora parlare un po' delle nostre insegnanti di pianoforte avute a Bologna, ben tre in due anni, che coscienziosamente continuarono a guidarci nello studio della musica, considerato, nella nostra famiglia, sempre, un fatto di primaria importanza.
La nostra prima insegnante fu la signorina Zarri, cognome assai diffuso a Bologna, non tanto giovane ma molto distinta, che era anche la maestra, in prima elementare, della mia sorellina Marcella. Suppongo che questa fu una delle ragioni per cui divenimmo sue allieve, oltre alla sua conosciuta abilità di insegnante ed alla sua serietà. Tanto che mia madre si piegò al fatto che fossimo noi a recarci a casa sua per prendere le lezioni, e non il contrario, come usava allora nelle famiglie abbienti.
La signorina Zarri aveva una fisionomia intelligente ed acuta, ma un'espressione in generale piuttosto rigida e aguzza. La rivedo ancora, nel suo grande e luminoso soggiorno, seduta magra ed impettita accanto al pianoforte, tanti capelli gonfi e un po' crespi, di uno spento biondo cenere, il volto senza sorriso. Non troppo amabile, quindi, e con i suoi modi piutttosto autoritari e puntigliosi, si alienò subito le simpatie di Teresa, che vivace ed orgogliosa come era, mal sopportava di essere trattata con una certa durezza. Fra l'altro ella non studiava volentieri il piano, mentre a scuola era una brillante allieva, e probabilmente questo non le consentiva quei progressi che la sig.na Zarri esigeva; di qui i piccoli scontri che condussero Teresa all'aperta ribellione, tanto che a un certo punto, fra singhiozzi e lacrimoni, chiese ai nostri genitori di cambiarle insegnante, oppure, anche, di smettere di studiare il piano.
Al che, pur di vederla contenta, e, credo, riconoscendo in lei una personalità ed una sensibilità molto profonda, come infatti era, i miei decisero di trovare, per lei sola, un'altra insegnante.
Così, mentre Marcella ed io continuavamo per il momento ad andare dalla Zarri, entrò nella nostra vita la seconda "signorina del pianoforte" come chiamavamo le nostre insegnanti di piano e cioè la signorina Melideo, figliuola di un colonnello che babbo aveva conosciuto in ufficio.
Ella si era diplomata da poco, ed era perciò giovanissima, graziosa ed amabile, proprio una bella ragazza, ed anche disinvolta, nella sua semplicità; prese subito a benvolere la nostra Teresa, adottando in lei un fare amichevole e comprensivo che la conquistò completamente, tanto che incominciò a studiare con molto più impegno ed a fare notevoli progressi, con grnade soddisfazione di mamma e di mio padre, ai quali non sembrava vero vederla applicarsi senza protestare a questo studio; da ciò grande simpatia di tutta la famiglia per la nuova insegnante, così brava, bella e gentile.
Comunque il destino della sig.na Zarri era segnato, e l'anno seguente anche noi piccole cambiammo insegnante, per un'altra molto più amabile signorina, la Venturi, in casa della quale ci recavamo con molto piacere, primo perchè era proprio simpatica, secondo perchè aveva un piccolo ed allegro nipotino, Gianni, con il quale, finita la lezione individuale giuocavamo molto volentieri; inoltre egli possedeva, oltre a tanti bei libri per ragazzi, la collezione intera, rilegata, di tutti i numeri del "Corriere dei piccoli", e cioè del più affascinante giornaletto per bambini del tempo, che leggevamo con entusiasmo ogni settimana, quando usciva dal giornalaio, ed era davvero molto grazioso ed interessante; quei vecchi numeri del giornalino acquistavano perciò ai nostri occhi un fascino straordinario, e quasi bisticciavamo per leggerli. Già chi non ricorda ancora di quanti allora era bambino, i simpatici personaggi di Cirillino, del sig Bonaventura con il suo milione, di Arcibaldo e Petronilla e di tante caratteristiche creature sorte dalla penna e dall'intelligenza di scrittori e umoristi famosi come Sergio Tofano, Carola Prosperi e tanti altri?
Rammento con grande chiarezza e anche nostalgia i felici pomeriggi trascorsi là, in quella casa così raccolta e familiare, un po' vecchiotta, forse, ma tanto simpatica, leggendo tranquillamente i vecchi giornalini, o giuocando a carte con il piccolo Gianni, mentre dalle finestre aperte entrava dolcissimo il profumo delle rose e dei fiori del giardino sottostante!
E quando fummo trasferiti a Napoli, ed il piano con gli altri mobili fu imballato e rinchiuso in un magazzino, andammo addirittura a studiare da lei, la sig.na Venturi, poichè si era ai primi di maggio e la partenza non poteva avvenire prima della fine di giugno; ecco perchè il ricordo di questa nostra insegnante è uno dei più dolci e belli della mia infanzia.
Qualche altra piccola nota sulla nostra vita quotidiana bolognese: la nostra piccola giovane domestica, Dora, nome che udii allora per la prima volta e che mi piacque; fu molto apprezzata da noi, quasi quanto Cosimina, perchè era gentile e docile. Come tutte le ragazze bolognesi, sapeva tirare la sfoglia di pasta all'uovo in modo prodigioso, e la tagliava anche con rapidità vertiginosa, tanto che una volta sbagliò la mira e si fece con il coltello un grosso taglio alle dita; ricordo ancora il suo grazioso visetto coperto di lacrime, mentre si teneva la mano tutta insanguinata.
Per fortuna babbo, bravo in tutto, anche a medicare le ferite, le fece una buona disinfezione ed un'ottima fasciatura, in modo che in pochissimi giorni potè guarire perfettamente.
Andavamo anche al cinema, qualche volta, ne ricordo due in particolare, perchè vicini a casa: il "Bios", nome mai più incontrato nella mia vita, ed il "Fulgor", ambedue cinema di periferia ma tranquilli nella loro modestia. In genere ci conducevano a veder film comici o di avventure, i più adatti alla nostra età.
Ricordo, fra gli attori comici il più famoso e cioè Ridolini, alto magro, dalla mimica straordinaria; poi Max Linder, il mio preferito perchè era giovane, elegante, quasi sempre in abito da sera; poi Fat Fatty, grasso e vispo, ne combinava sempre delle belle, Buster Keaton, ai suoi esordi ma già molto conosciuto, Harold Loyd, giovanissimo, timido ed impacciato, con grandi occhiali cerchiati di scuro; ci divertivamo tutti in modo straordinario, e noi eravamo contente e felici quando potevamo andare a vedere i loro film. Alcuni titoli mi sono ancora rimasti impressi nella memoria, specialmente quelli di avventura, come " Viaggio nell'impossibile", oppure, indimenticabile, "L'uomo della foresta", con la principessa Issè, al quale, senondo me, i successivi vari Tarzan si sono ispirati; altro bel film, anche se di altro genere, fu il "Sigfrido", tratto evidentemente dalle leggende nordiche alle quali pure si ispirò Wagner nelle sue opere, e dove un drago immenso e feroce impressionava tutti i bambini.
Anch'io leggevo il Corriere dei Piccoli
RispondiElimina:-)
Certo che noi sembriamo appartenere più alle vecchie generazioni che a quelle nuove, come ricordi, non trovi?
Thank you for adding my blog to your blog list. Mille grazie! - Judy
RispondiEliminaIo certamente, tu Geillis, generazione post sessantottesca, credo possa ancora annoverarti fra le nuove generazioni, il 68 è una data storica per me. C'è un dopo e un prima. Ma hai anche un pò ragione, il Corriere dei Piccoli era certo un retaggio del passato, anche se penso che allora non c'erano più i personaggi di cui parla Anna e la veste grafica era molto diversa. Anch'io avevo una raccolta del giornalino, chissà dov'è ora, forse ce l'ha qualche mio fratello più anziano...
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