Visualizzazione post con etichetta grandi maestri dell'acquarello. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta grandi maestri dell'acquarello. Mostra tutti i post

domenica 2 settembre 2012

A proposito di uso del bianco

prova di acquerello con velatura di bianco titanio

Come è noto per l'acquarellista è quasi una bestemmia usare il bianco. Il buon acquerellista usa solo il bianco del foglio per le alte luci e la sua abilità sta proprio nel non far capire all'osservatore che il bianco smagliante che vede e che qualifica l'acquerello è  il bianco della carta . Da qui un requisito fondamentale per poter essere iscritto all'Associazione Italiana Acquerellisti (di cui non faccio parte) è proprio questa abilità.

In realtà non ho mai capito perché. Ho meglio l'ho capito ma non trovo ragioni storiche a questa prassi.
Il perché si fonda sul concetto che l'acquarello è soprattutto "trasparenza" e quindi l'uso del bianco opaco introdurrebbe un elemento di disarmonia o di incoerenza nell'insieme di trasparenze e luminosità proprie dell'acquerello.

Ma se si approfondisce l'argomento osservando le opere dei grandi acquerellisti del passato o leggendo i manuali d'epoca, si rimane abbastanza sconcertati.
I grandi acquerellisti inglesi ad esempio, a cominciare da Turner o da Cox, fanno un uso sistematico della biacca per connotare le alte luci dei dipinti. A dir il vero c'è chi sostiene non siano veri acquerellisti, con la paradossale conseguenza, però, che nessun acquerellista inglese dell'ottocento può considerarsi tale. 

Ovviamente non solo io non sono di questa opinione.

E allora? Beh, c'è da dire subito una cosa: in quel tempo la qualità della carta era molto scadente e aveva sempre un fondo giallino che impediva di far risaltare le alte luci. Adesso è tutto chiaro? Nemmeno per sogno!

Per spiegarmi farò una citazione. Nel 1857 fu pubblicato il testo di John Ruskin: "The elements of drawing", molto più di un manuale, un libro bellissimo che vi consiglio di acquistare nella bella edizione dell' Adelphi, con la notevole traduzione di Maria Grazia Bellone. Ruskin è stato uno dei maggiori disegnatori e acquerellisti inglesi, e il principale critico d'arte dell'epoca vittoriana, nonchè grande sostenitore ed esecutore testamentario di Turner.

Ebbene sentite un  po' cosa dice in proposito:

" Usa il bianco di zinco ben macinato per mescolarlo ai colori e renderli più chiari, invece di diluirli molto con l'acqua. Questo ti permetterà di sagomare le masse più pacatamente e di disporre i colori con più facilità; poiché la carta non risulterà troppo umida, potrai continuare a dipingere e a delineare le forme delle nuvole e altre luci passeggere e delicate, che altrimenti si potrebbero ottenere solo in un secondo momento."

"L'aggiunta del bianco ai pigmenti colorati per renderli opachi è l'essenza del disegno a colore corposo, contrapposto a quello con il colore trasparente; in molti forse, ti diranno che questo colore corposo è "illegittimo". Non è invece meno legittimo della pittura ad olio, giacché il modo di trattarli è lo stesso, ma senza lo sporco, l'insalubrità e la scomodità dell'olio, che non asciuga in fretta, non si trasporta bene e non consente gli stessi effetti atmosferici senza fatiche dieci volte superiori. Se poi senti dire che il colore corposo ha un aspetto opaco e come gessoso, e sei probabilmente anche tu dello stesso parere, sta' tuttavia certo che sebbene certi effetti di luminosità e certe trasparenze delle ombre non si possano ottenere senza colori trasparenti, quegli effetti  e quelle trasparenze non sono il più alto fine dell'arte. Dopo tanti anni di studio dei risultati della pittura a fresco e a olio in Italia,  e dell'acquerello corposo e trasparente in Inghilterra, sono ormai del tutto convinto che le cose più alte nell'arte devono essere realizzate con colori opachi".

Non è stupefacente? 
Questi passaggi mi hanno finalmente reso chiaro il termine inglese "body color", termine che compare spessissimo nelle didascalie delle opere degli acquerellisti inglesi. Letteralmente "colore corposo", cioè  ottenuto con l'aggiunta del bianco.
Occorre notare  che questo uso del bianco è diverso da quello finalizzato a ottenere alte luci, dove il pigmento viene usato allo stato puro. In questo caso il bianco è sempre mescolato con altri pigmenti.

Conseguenze sul mio lavoro? Poche. Io ho lavorato sempre  sulle trasparenze e continuerò a farlo. Ma ogni tanto un uso calibrato del bianco non mi spaventerà. Mi piace molto, in particolare,  usare qualche leggera velatura per ammorbidire i toni. Solo una volta l'ho usato per le alte luci,  in questa natura morta su carta giallina. 









sabato 2 giugno 2012

Grandi maestri dell'acquarello: Winslow Homer (1836-1910)

Winsow Homer è stato uno dei maggiori artisti americani dell XIX secolo. Nato a Boston, svolge la sua prima attività come illustratore, imparando il mestiere direttamente in una bottega di litografie. La sua abilità, sviluppata soprattutto come autodidatta, gli consente di essere uno dei testimoni diretti della guerra civile: al fronte realizza illustrazioni di soldati e scene di battaglia che gli danno un considerevole riconoscimento pubblico. La sua attività come acquerellista inizia  dal 1873, dopo il suo soggiorno di un anno a Parigi. Lì entra in contatto con gli impressionisti , conosce la scuola di Barbizon, ed è molto influenzato dalla pittura di Millet. I suoi acquerelli comunicano una forte espressività, nonostante la varietà dei soggetti e la diversa tecnica che utilizza in vari periodi della sua vita. A parte il  periodo parigino e un soggiorno di due anni in Inghiterra, la sua attività si svolge prima a New York e poi nel Maine, sulle rive dell'Atlantico. I temi riguardano, in periodi successivi, soggetti bucolici con meravigliose figure femminili e bambini; in Inghilterra, dove l'acquisita raffinatezza e maestria tecnica,  frutto anche dell'influenza  pittura inglese dell'epoca, approfondisce paesaggi marini, e villaggi di pescatori . Infine, negli ultimi anni della sua vita, sviluppa temi relativi al  rapporto e alla lotta uomo-natura.




Fresh Air, 1878



On the Hill, 1878



Boys in a Dory,1880




Eastern Point Light, 1880




Sketch for "Hound and Hunter", 1892




foto tratte da Helen A. Cooper: Winslow Homer Watercolors
National Gallery of Art, Washington - Yale University Press, New Haven & London















































martedì 7 febbraio 2012

Grandi maestri dell'acquarello: Trevor Chamberlain

Mi piace molto navigare nell' l'immensa biblioteca di Google. Avete mai provato?. Si trova di tutto. Si possono scovare belle edizioni di libri d'arte, nuovi o usati in ottime condizioni, oppure autentiche "chicche", come i manuali ottocenteschi di tecnica di acquarello, e a prezzi contenuti. Sì, perchè Google fa sempre un confronto dei prezzi tra librerie situate anche in diversi continenti!. Ho provato ad acquistare libri anche dagli Stati Uniti, senza problemi. Ma una vera miniera sono le librerie inglesi, in posti sperduti si trovano librerie d'arte, librerie di solo libri usati, libreria di antiquariato vero e proprio. Esistono poi librerie on line molto utili e interessanti, come ad esempi www. abebooks.it.
Ho detto questo, perchè proprio navigando tra i libri, ho incontrato Trevor Chamberllain. Ma chi è costui? In realtà non lo so, forse è solo uno dei tanti ottimi pittori del novecento inglese. Tant'è che mi ha colpito molto una monografia, stampata in occasione del sessantesimo anno di attività. E mi hanno fulminato soprattutto i suoi acquerelli. Inutile dire che sono straordinari, giudicate anche voi. Maestro del "bagnato su bagnato" realizza autentici capolavori con un tratto sintetico ed efficacissimo, che mi ricorda molto le opere ad acquerello di De Nittis.



Street in Edfu, Egypt
6,5" X 9,5"


Cool Fountain, The Temple
9" X 13"


1 January 2000
14" X 19"


Trevor Chamberlain
England and Beyond
A celebration of sixty years of painting
Steve Hall and Barry Miles
Halsgrove
2006

venerdì 15 gennaio 2010

Grandi Maestri dell'acquarello: Mario Calandri (1914-1993)

Frequentando la Bottega delle Arti di Milano, dei miei maestri Ettore e Luisella, mi soffermo ogni tanto a consultare testi e monografie artistiche nella loro fornitissima biblioteca d'arte. E' così che ho scoperto Mario Calandri, che qui presento e includo tra i grandi maestri dell'acquarello.
In realta Calandri  è considerato uno dei massimi incisori del XX secolo e grande grafico. Mi pare quindi che la sua attività acquerellistica sia poco conosciuta, nonostante la grande maestria e l'originalità delle sue nature morte.

Mario Calandri si formò presso il Liceo artistico di Firenze e di Torino e
nel 1932 frequentò l' Accademia Albertina di Belle Arti.
Dopo i primi esordi come pittore (espose a Roma e a Venezia) ,nel 1940 partecipò per la prima volta alla Biennale.
Nel dopoguerra Calandri diventò assistente di Marcello Boglione, titolare della Cattedra di tecniche dell'Incisione presso cui succedette all'Accademia Albertina di Torino come incaricato nel 1957, dove insegnò fino al 1977.

Purtroppo non ho trovato ancora importanti lavori critici su di lui, se non le poche notizie, qui riportate, da Wikipedia.













giovedì 22 ottobre 2009

Un pò di Storia: la carta "Cox"

Nel diciottesimo secolo con il termine "drawing paper" veniva indicato semplicemente qualsiasi carta che gli artisti trovavano appropriata per i loro scopi, sia lavorando con la matita o grafite, con il gesso o l'acquarello. Non esistevano , in altri termini, carte dedicate per i diversi usi e tecniche.

Solo nel XX secolo, sulla spinta delle esigenze degli artisti come D.Cox, si sviluppò una produzione sempre più specializzata, e, con l'introduzione di nuove tecnologie, la produzione della carta da disegno e acquarello si diffuse su scala industriale.
Tuttavia non venne mai meno la produzione di carta fatta a mano, anzi si assiste ad una integrazione dell'esperienza artigianale e tradizionale con la stessa produzione industriale.
Occorrre peraltro osservare che gli artisti, molto spesso, usavano carte destinate ad altri usi, sulla base dei propri gusti ed esigenze, non seguendo necessariamente le specifiche finalità delle carte di produzione industriale.

Questa premessa serve per descrivere il contesto produttivo in cui si svolse tutta l'attività di D. Cox.
Il pittore, in tutta la sua vita, si servì di carte realizzate a mano di diversi produttori.

In particolare usò tre tipologie di  carte.
La prima, che usò con continuità per tutta la sua vita e che veniva indicata dal Maestro come "Old favourite cartdrige", era originariamente una pesante carta per realizzare cartucce ( "wrapping powder and shot paper ").Probabilmente, però, Cox si riferiva alla carta del produttore Creswick. In ogni caso, i due tipi di carta avevano caratteristiche in comune: erano supporti molto spessi, dalla superficie rugosa e normalmente avevano un tono bianco molto caldo rispetto alle altre carte in circolazione.
La seconda veniva procurata da suo cognato Mr Cardener, il quale aveva un commercio per la fornitura di carta ai militari per il disegno di mappe di uso topografico. Cox riusciva così a procurarsi ritagli di questa carta che riteneva di qualità superiore.


La terza, infine, usata dal 1836 in poi, era una carta prodotta in Scozia, che il Maestro denominava "Scotch paper", fu poi associata al nome di Cox e prodotta su scala industriale.
 Era un supporto molto spesso e robusto, veniva realizzatoa con materiali di scarto come la tela delle vecchie vele, opportunamente sbiancata, ed era usata per avvolgere e impacchettare le risme di carta di qualità superiore.
Questa carta fu prodotta a mano per molti anni, in quanto le macchine non erano in grado di ottenere una carta da pacchi dello stesso peso e resistenza.
Cox trovava il supporto molto adatto alla sua pittura, lavorando con rapidità e utilizzando larghi pennelli molto carichi di pigmento. La carta era molto spessa e non proprio bianca, ma soprattutto era caratterizzata dalla presenza di piccoli puntini, ritenuti molto fastidiosi, soprattutto per i cieli.Ciò era dovuto alla non necessità, trattandosi di carta da pacchi, di effettuare accurati controlli della regolarità della superficie e delle impurità, come avveniva per le carte dedicate.
Si racconda che, a questo proposito, fu chiesto al Maestro cosa facesse per sbarazzarsi di questi fastidiosi puntini. E Cox rispose:" Oh, basta mettere loro delle ali e volano via come uccelli!"



Dopo la morte di Cox, la grande popolarità assunta dal suo lavoro indusse un mercante di carta, L.S.Dixon, a produrre una carta realizzata a macchina che riproducesse quella originaria fatta a mano.
A questa carta fu dato il nome "Dixon's David Cox Drawing" e fu usata  almeno fino agli anni sessanta del '900.

Sfortunatamente la maggior parte dei lavori di Cox che Dixon esaminò erano già considerevolmente ingialliti, così che il tono della nuova carta era alquanto diverso da quello originario

liberamente tratto da: 
Sun, Wind, and Rain - The Art of David Cox
Yale center for British Art, Birmingham Museum and Art gallery
a cura di Scott Wilcox (le foto sono ricavate dallo stesso testo)
Yale University Press 2009
e
Martin Ardie
Watercolour Painting in Britain
The Romantic Period
B.T. Batford LDT 
1967

venerdì 10 luglio 2009

Grandi maestri dell'acquarello: David Cox (1783-1859)

1



David Cox nasce in un sobborgo di Birmingham nel 1783 in una famiglia di artigiani. Il padre è un fabbro o, meglio, un artigiano del ferro, realizza infatti oggetti di varia natura che vanno dai ferri di cavallo, alle canne da fucile , alle baionette. David si dimostra subito poco adatto al pesante lavoro di bottega e quindi viene avviato agli studi di disegno e di decorazione. E' appunto come decoratore e miniaturista che trascorre alcuni anni, e successivamente come pittore di scene teatrali. Nel 1804 si trasferisce a Londra dove diventa allievo di John Valrey ( 1778-1842). Dopo il suo matrimonio, nel 1808 si trasferisce a Dulwich, a sud di Londra, ed inizia la sua attività di insegnante di disegno .


2
Nel frattempo realizza numerosi disegni e schizzi, è molto meticoloso e severo con stesso, tanto che ha l'abitudine di buttare molti disegni all'insaputa della moglie che tendeva invece a conservarli. Inizia pure un'attività di esposizioni presso la Royal Academy dal 1805 in poi. Nel giugno del 1810 viene eletto membro della Old Water-Colour Society, dove espone fino al 1859. Dal 1815 al 1827 insegna a Hereford, viaggia nel Galles, nelle Fiandre e in Francia. Nel 1830 torna a Londra e quindi nel 1841 ad Harborne, vicino a Birmingham. Pubblica alcuni manuali di successo, il primo dei quali, "Treatise on Landscape Painting and Effect in Water-Colour", viene stampato nel 1814 e ha molte edizioni fino al 1841. Dai suoi scritti e dalle testimonianze dirette dei suoi biografi si ricavano alcuni principi fondamentali del suo lavoro e dei suoi insegnamenti. In primo luogo la tavolozza, che è costituita da: gamboge , ocra chiara , lacca, vermiglione, terra di siena bruciata, bruno van dick, blu di prussia, indaco, nero, seppia, rosso indiano , cobalto. Grande sostenitore della necessità e della valenza di un accurato disegno preventivo, assegnava ad esso la condizione indispensabile per una stesura del colore sciolta e veloce. Asseriva , in proposito, che chi dedica tempo alla completezza del disegno, può cosiderarsi oltre la metà del lavoro. Nel 1836 Cox scopre una carta particolare, che usa poi per molti suoi disegni ed acquarelli. Si trattava di una wrapping paper (carta da pacchi/imballaggio), proveniente dalla Scozia, fatta di tela di lino delle vecchie vele, successivamente sbiancata. Una carta a grana molto grossa e irregolare, molto adatta al tipo di pittura da lui praticata, che consisteva in stesure di colore applicate con grossi pennelli molto carichi di pigmento. Operava sempre con velocità , con tratti di matita decisi, interrotti solo dalla rugosità della carta. I suoi paesaggi sono quindi disegnati con tocchi nitidi, spesso angolati e nervosi, quasi vribranti , modalità che si riscontra anche nell'uso del pennello. Molti disegni e schizzi sono realizzati con il carboncino o con il gesso nero, che vengono lasciati trasparire sotto i pigmenti. Le tinte sono molto fluide, ma non acquose. Usava spesso una ripetizione di tocchi successivi di colore, lasciando però ben asciugare lo strato di colore sottostante. Questo uso di tocchi separati di colore è una particolare caratteristica della pittura di Cox, che lui stesso definisce "a mosaico". Per questo si differenzia moltissimo dalla tecnica dei suoi maestri (in particolare J. Valrey) o da quella di Cotman, ma è più vicina a quella di Constable. Per queste particolari modalità di accostamenti di colore, può essere considerato un precursore degli impressionisti.




4
testo liberamente tratto da Martin Hardie: "Water-Colour Painting in Britain" - vol II - Batford - London 1967 foto 1- D. Cox: "Pastoral Scene in Herefordshire"1824, Private Collection, Courtesy Agnew's, London 2- D. Cox: "The Beach at Rhyl" 1854, University of Liverpool Art Gallery and Collection Sir Sydney Jones 3- D.Cox: "Still-Life",1830 , Tate Gallery. London 4-D. Cox: "The Challenge: A Bull in a Storm on a Moor",1856, The Board of Trustees of the Victoria and Albert Museum, London

giovedì 25 giugno 2009

Grandi maestri dell' acquarello: Richard Parkes Bonington (1802-1828)

Richard Parkes Bonington nasce ad Arnold, vicino a Nottingham nel 1802. A 15 anni però si trasferisce a Calais, dove il padre aveva una società per la realizzazione di pizzi e merletti, disegnati appunto dal padre stesso. Riceve quindi i primi insegnamenti di disegno in famiglia, nella prospettiva di essere inserito nell'azienda. Tuttavia la particolare abilità nel disegno viene notata da Thomas Francia ,pittore che era cresciuto alla scuola inglese e in particolare di Thomas Girtin. Francia lo "adotta" artisticamente e lo induce a lasciare la scuola paterna e la famiglia , e a trasferirsi a Parigi. Qui, giovanissimo, frequenta l'Accademia di Belle Arti (1822-1823), compie alcuni viaggi, prima in Normandia, poi in Inghilterra dove conosce e diventa amico di Eugene Delacroix. Con quest'ultimo condivide per breve tempo uno studio a Parigi. Nel 1826 trascorre alcuni mesi nel nord Italia, visitando in partiolare Venezia, Bergamo, Milano . Torna in Francia e partecipa con successo ai Salon del 1827 1828, ma nel settembre del 1828 muore a soli 26 anni. Nella sua breve vita e nel suo brevissimo periodo artistico, realizza un infinità di disegni, schizzi e acquerelli, acquisendo una grande popolarità sia in Francia che in Inghilterra, avendo, dopo la sua morte prematura, una nutrita schiera di estimatori e imitatori. Grande disegnatore , all'inizio della sua carriera subisce l'influenza di Thomas Francia ,e, attraverso di lui, di Thomas Girtin, soprattutto nell'uso delle basse tonalità e nella scelta dei soggetti (marine e architetture inserite nel paesaggio). Ma la sua pittura si affranca quasi subito da quella dei suoi maestri, acquisendo tratti peculiari. I suoi acquarelli trovano subito grande rispondenza nel pubblico in Francia e costuiranno un punto di riferimento per la conoscenza dell'acquerellismo inglese in quella regione. I colori diventano più fluidi e più vivaci, anche perchè rafforzati dall'uso del bodycolour (una mescolanza opaca dei pigmenti con il bianco), e anche più contrastati dalla tecnica delle graffiature del foglio per le alte luci. Ma Bonington è anche un maestro nell'accostamento tra toni caldi e i grigi, in una parola, un maestro di atmosfere. Un'altra caratteristica peculiare delle sue opere è l'uso del pennello e le modalità di stesura del colore. Dal 1824 in poi utilizza un pennello fine in punta, con il quale traccia piccoli tratteggi di colore, metodo già usato da Turner ed altri acquarellisti .Usa un pigmento molto povero di acqua in modo da ottenere il particolare effetto di frammentazione del colore in piccoli punti interstiziati dal bianco della carta. Di solito Bonington utilizza la gomma arabica applicata come una vernice, allo scopo di dare profondità e trasparenza alle ombre, uso che era molto diffuso tra gli acquerellisti, anche al fine di competere con i dipinti ad olio. Tale tencnica tuttavia veniva ostacolata dalla Oldo Water Colour Society, perchè la gomma arabica induceva, con il tempo, un velatura scura all'acquarello e comportava fessurazioni della superficie. Infine è da rilevare la grande abilità come disegnatore nella rappresentazione di monumenti e architetture, molto espressivo e dettagliato, ma non preciso dal punto di vista della prospettiva.

mercoledì 15 aprile 2009

Grandi maestri dell'acquarello: John Singer Sargent (1856-1925)

Head of a Venetian Model - 1880/81 -acquerello su carta, 29 x 23 cm collezione privata

John Singer Sargent nasce a Firenze il 12 gennaio 1856 da una coppia di americani di Filadelfia trasferitisi in Italia due anni prima.

Sargent mostra fin da bambino un notevole talento pittorico e, dopo aver seguito i corsi dell'Accademia di Belle Arti di Firenze, nel 1874 si trasferisce a Parigi dove frequenta l'atelier del maggior ritrattista parigino di allora, Carolus Duran.

Pur non diventando mai un vero e proprio impressionista, Sargent rimane molto attratto da questo movimento, cercando di ricrearne la sensibilità nelle sue opere successive. Nel 1878 viene accettato per la prima volta al Salon e comincia farsi conoscere dalla critica.

Nel 1884 si ripresenta al Salon, ma riceve così tante critiche da decidere di trasferirsi in Inghilterra

E' in questo periodo che comincia il suo notevole successo commerciale e la sua affermazione professionale: specializzandosi soprattutto nel ritratto a valenza psicologica, ottiene grandissimo successo presso l'aristocrazia e l'alta borghesia europea ed americana.

Fu un grande viaggiatore, continuando a dipingere e ad esporre i suoi quadri nelle sedi più prestigiose, in Francia, in Inghilterra e negli Stati uniti Molto rilevanti i suoi viaggi in Italia, in particolare a Venezia, città cui Sargent fu sempre legato.

Santa Maria della Salute - acquerello su carta, 46 x 58 cm - New York, Brooklin Museum

Side Canal, 1880/81, acquerello su carta, 22 x 30 cm, Collezione privata

Realizza nella sua vita oltre 600 paesaggi e circa 600 ritratti. Dopo il 1900 si dedica prevalentemente all'acquarello, se ne contano oltre 1600. Gli acquarelli di Sargent, scarsamente noti in vita, sono valutati moltissimo oggi. Muore a Londra nel 1925

Le immagini sono tratte da:"Sargent and Venice" Electa editrice 2007

martedì 10 marzo 2009

Grandi maestri dell'acquarello: John Sell Cotman (1782-1842)

Nato a Norwich, che fu sede di una grande scuola di paesaggisti e acquerellisti, si trasferì presto a Londra dove entra a far parte del gruppo di artisti che gravitavano intorno a Thomas Monro, mecenate e principale sostenitore degli aquerellisti inglesi in quel periodo (tra i quali anche J.M.W Turner). Cotman viaggiò molto in gran Bretagna, producendo moltissimi schizi e disegni, che poi elaborava in splendidi acquarelli in studio. Nel 1806 ritorna a Norwich e si mantiene principalmente come insegnante di disegno. Nel 1834 diventa "Drawing Master" al King's College School di Londra. La sua tecnica , nei momenti di maggior creatività, è riconoscibile per la modalità di applicazione del colore, che viene steso a strati successivi (oggi si direbbe bagnato su asciutto), su un disegno accurato, ottenendo risultati di armoniose atmosfere austeramente geometriche, mediante il sapiente gioco di rafforzamenti di colore e studiati spazi bianchi della carta. Cotman lavora con sicurezza dopo una accurata programmazione preventiva dei risultati che intende ottenere. Più tardi, Cotman subisce l'influenza di Turner, modifica la sua tavolozza con colori più blillanti e contrasti più decisi, e facendo uso di medium particolari come l'albume d'uovo, perdendo però quel tratto originale che caratterizza gran parte della sua produzione artistica.
foto: Greta bridge 1806 23 X 33 cm Londra, British Museum

domenica 22 febbraio 2009

Grandi maestri dell'acquarello: John Robert Cozens (1752-1797)

Figlio del maestro russo di disegno e acquerello, Alexander Cozens, John Robert Cozens fu attento allievo di suo padre ed è considerato, a giusto titolo, come uno dei più importanti acquerellisti inglesi. Sviluppò una sensibilità luministica e una tecnica più libera che conferisce all'acquerello quella spontaneità di esecuzione in cui trova espressione una nuova percezione della natura, intesa come evocazione dei propri sentimenti. La sua straordinaria attitudine a rendere la grandiosa bellezza di un paesaggio, con un misto di effetti atmosferici e di luce, ed a conferirgli un'accentuata inflessione lirica, malgrado l'uso di una tavolozza cromatica molto essenziale, non è stata superata da nessun altro pittore. (Gerald Bauer: Il secolo d'oro dell'acquerello inglese 1750-1850 - Bibliotheque de l'Image)



Cetara matita e acquerello 26,1 X 37,4 cm The Wintworth Art Gallery Manchester

venerdì 13 febbraio 2009

Grandi maestri dell'acquarello: John Ruskin (1819 - 1901)

Jhon Ruskin: selfportrait with blue neckcloth acquerello The Pierpont Morgan Library New York
John Ruskin non è in realtà annoverato tra i grandi acquarellisti, è stato un critico d'arte, il maggior critico d'arte dell'epoca vittoriana. Nato in un' agiata famiglia di origine scozzese, ha un'infanzia ricca di sollecitazioni culturali, ma essenzialmente introspettiva e solitaria e all'insegna di una educazione rigidamente luterana. Fu un grande viaggiatore, prima in Francia e poi, ripetutamente e per lunghi periodi, in Italia.
Evento essenziale della sua vita fu l'incontro con Joseph Mallord Wiliam Turner, di cui divenne il più grande ammiratore, difensore e , alla sua morte, esecutore testamentario. A lui dedicò la sua più importante e monumentale opera, "Modern painter" (pittori moderni) in quattro volumi. Documentò i suoi viaggi con una serie infinita di disegni, acquarelli e rilievi di sorprendente bellezza e abilità, nella più classica tradizione del "dilettantismo" (!) ottocentesco. Con "Stones of venice" (Le pietre di Venezia) (1851 - 1853), risultato dei suoi studi sull'architettura e la scultura nell'Italia settentrionale, si fece promotore del Gothic Revival e nello stesso periodo pubblicò il saggio sul PreRaphaelitism, che decise la fortuna di quel movimento.
Per un esame critico: Giuseppe Leonelli " Il Profeta della modernità" in Jhon Ruskin "Pittori Moderni" 2 vol ed Einaudi John Ruskin Capital 36 of the Ducal Palace Ruskin Library New York John Ruskin Coast Scene near Dunbar acquerello 32,5 X 47,5 Birningham Museums and Art Gallery

mercoledì 11 febbraio 2009

Grandi maestri dell'acquarello: Berthe Morisot

Berthe Morisot (1841 - 1895): Splendida figura di pittrice e di donna, l'unica presenza femminile del gruppo originario degli Impressionisti. letture consigliate: Brigida Di Leo Berthe Morisot Professione pittrice Selene Edizioni € 13,50 Foto: Dame et enfant sur la terrasse, rue Franklin ou Femme et enfant au balcon, 1871 - 1872 Chicago, Art Institute of Chicago

martedì 10 febbraio 2009

Grandi maestri dell'acquarello: Geoge Romney (1734 - 1802)

Conobbe una gran voga soprattutto come ritrattista ad olio, ma si ignorano a torto i suoi schizzi, che colpiscono per la spontaneità, il vigore del tratto e la straordinaria modernità.
A mother and child Penna ed inchiostro bruno, inchiostro acquarellato su matita 25 X 16 cm collezione privata testo e foto tratti da Gerald Bauer Il secolo d'oro dell'acquerello inglese (1750 - 1850) Bibliotheque del l'Image

giovedì 5 febbraio 2009

Grandi maestri dell'acquarello: Thomas Girtin (1775 - 1802)

Con Turner, di cui è esattamente contemporaneo, Girtin è già considerato, durante la sua breve vita, come uno dei grandi maestri dell'acquarello. I suoi primi lavori sono studi topografici nello stile di Edward Dayes (1763 - 1804), presso il quale si è formato. Come Turner, Girtin copia le opere della collezione del dott. Monro (mecenate di Turner), e sarà profondamente influenzato da John Robert Cozens (1752 - 1797). Alla fine degli anni 90 del settecento, la sua arte rivela una libertà e una insolita espressività: si concentra maggiormente su estesi paesaggi, con una tavolozza limitata, dando più importanza alla qualità della pittura che a quella del disegno. Viaggia con continuità nel nord dell'Inghilterra e in Scozia, ma nel 1801 si reca a Parigi per curare l'asma. Le sue opere suscitano una tale ammirazione presso i suoi contemporanei che, nel 1850, Turner avrebbe dichiarato "Se Tom Girtin fosse vissuto, io sarei morto di fame". Girtin morirà qualche mese dopo il suo ritorno in Inghilterra, all'età di 27 anni. William Hauptman: "L'Age d'or de l'aquarelle anglaise 1770- 1900" Fondation de l'Hermitage foto: Thomas Girtin THE LAYERTHORPE BRIDGE AND POSTERN 32,3 x 51,8 Manchester, Withworth Art Gallery

lunedì 2 febbraio 2009

Grandi maestri dell' acquarello: Paul Sandby (1730 - 1809)

Nato a Nottingham, Paul Sandby è noto come "il padre dell'acquarello inglese" Iniziò la sua carriera nel 1747 come disegnatore - topografo militare in Scozia. Dopo essersi trasferito a Londra nel 1751, con suo fratello Thomas, che era architetto, fu tra i fondatori, nel 1768, della Royal Academy. Fu un grande sostenitore dell'acquarello all'interno della Royal Academy, contribuendo alla sua nobilitazione tra le altre tecniche pittoriche. Dal 1768 al 1796 fu Chief Drawing Master alla Royal Military Academy a Woolwich. Sandby introdusse la tecnica dell'acquatinta in Gran Bretagna e fu insegnante molto stimato e influente. Tim Wilcox: The triumph of watercolour Paul Sandby: view down a valley with distant buildings (collezione privata)
Related Posts with Thumbnails