I miei genitori avevano stretto amicizia con molte famiglie locali, oltre che con quelle di ufficiali, come mio padre; mia madre appartenenva ad un'ottima famiglia della provincia di Brindisi; il nonno, suo padre, era una vera personalità, nella regione, sia come avvocato sia come uomo di grande cultura storica, (aveva anche scritto alcuni libri sulla sua città natia, Mesagne, regolarmente pubblicati in collane letterarie); conversatore brillante, aveva quel fondo di fine ironia e vivace arguzia della gente pugliese che affascinava. Purtroppo io non ho mai avuto la gioia di conoscerlo, ma la sua immagine era ancora molto viva nella società colta ed elevata di Bari, e di tutte le cittadine pugliesi; fra i suoi clienti e amici si contavano, per esempio, persone come i principi Caracciolo di Napoli, i marchesi Granafei, i marchesi Romanazzi, i Verola di Lecce, editori, costruttori e varie altre personalità eminenti della buona società barese. Mio padre era invece un giovane e brillante ufficiale, di ottima famiglia anche lui, un suo zio, Paolo Moccia, filosofo conosciuto, ebbe l'onore di avere intitolata a lui, dopo la sua morte una delle strade del suo paese natio, Grumo Nevano(vicino a Napoli); molto benvoluto e stimato dai suoi superiori, adorato dai suoi soldati per la magnimità del suo animo unita alla fermezza del comando, ed ad un vivo senso di giustizia. Aveva frequentato l'Accademia Militare di modena, ad era anche lui appassionato studioso di storia, specialmente rinascimaentale; quando Teresa incominciò a studiare la storia, nelle classi superiori, egli fu molto fiero di poter allargare le sue lezioni con particolari e notizie storiche che lo entusiasmavano. Ferratissimo anche in matemetica fu il nostro affettuoso nume tutelare in questa materia che, purtroppo, non piaceva a nessuna di noi sorelle! mentre, appassionato di musica e musicista egli stesso (aveva studiato a lungo il flauto ed aveva ancora un'eccellente tecnica) sovraintendeva con grande interesse ai nostri studi musicali, e, più tardi, gli piacque tantissimo dirigerci nell'esecuzione dei nostri primi, immancabili quattromani, cercando di metterci d'accordo nei nostri tempi un pò zoppicanti! E quale gioia fu per me, quando, a Bologna, fui in grado di accompagnarlo al pianoforte, mentre sul suo caro flauto eseguiva "il canto del cigno" del SainSaens!
Ma torniamo ai nostri amici baresi, che furono tanti e tutti molto affettuosi, venivano spesso a trovarci intrattenendosi anche fino a tardi. Noi bimbe però facevamo una vita tutta a parte; la sera si cenava presto e si andava a letto.E mentre dormivamo, nei nostri lettini, ci capitava spesso di svegliarci per qualche minuto, al suono delle varie voci che venivano dal salone; oppure erano soltanto le voci dei nostri genitori, che parlavano fra di loro mentre facevano la loro piccola cena, e quanta pace e quanto amore in quelle brevi conversazioni, in quel tranquillo rievocare le varie vicende del giorno, fatte un pò sottovoce, nel silenzio della notte! ..................................................................................................................................... In alcune grandi occasioni, invece, per esempio, di ricevimenti, ci si permetteva di non andare a letto subito, ed allora, dalla nostra camera o dalla cucina, occhieggiavamo, gironzolando, l'arrivo degli ospiti, tante signore eleganti, signori, signorine; seguivamo tutti i preparativi in cucina, facendo qualche volta disperare le domestiche, osservavamo i fornitori che andavano e venivano portando vassoi con tante cose buone da offrire agli invitati, pasticcetti rustici da tenere bene in caldo ( nel rustico "forno da campagna" sui fornelli a carbone), torte dolci, paste fra le quali le famose "veneziane", spece di "diplomatici" di grande formato, e tante altre golosità. Mia madre si produceva a sua volta nel suo famoso "Pan ducale", rimasto memorabile in famiglia, specie di pan i Spagna delicatissimo, la cui pasta filante era stata lavorata per ore, e con tutte le sue energia da ventenne, dal nostro bravo attendente (devo dire che da allora non ho più mangiato nulla di più delizioso!); incuriosite ascoltavamo l'eco della musica che veniva da salone, il mormorio delle voci che si manifestava stranamente ad ondate, a volte più forte, a volte più piano. Quando divenimmo più grandine, fummo ammesse anche noi, almeno fino a una certa ora, a queste feste, con mille raccomandazioni ed ammonimenti di stare tranquille e non disturbare gli ospiti, istruzioni alle quali ci attenevamo scrupolosamente. Così potemmo ascoltare anche noi della discreta musica per pianoforte, suonata da qualche volenterosa amica di mamma, musica da salotto, del tempo, indubbiamente, ma che entusiasmava ugualmente gli ascoltatori; ricordo la signorina Agostinaccio, un cognome che mi impressionava notevolmente, alta magra, non tanto giovane, un piglio sicuro; la signora Carofiglio, dai candidi capelli ed il sorriso dolce, anche lei discreta pianista, che voleva il figliolo accanto a sè quando suonava per timore di emozionarsi troppo; poi c'era la signorina Franceschin che invece cantava le romanze in voga di Tosti e Denza, ed anche qualche bella canzone napoletana, mentre la bella e simpatica signora Verola, Nina, per mamma, della quale era carissima amica fin dalla prima giovinezza, in possesso di una magnifica voce di contralto, ci faceva ascoltare ogni tanto delle belle arie di opere, come " Stride la vampa" del Trovatore, oppure "O mio fernando" dalla " Favorita" di Donizetti. E le luci dei candelabri erano così scintillanti e tutti quei vestiti vaporosi, quei colori che affascinavano... a noi sembraba vivere in un sogno, così io lo ricordo ora, un vago e brillante sogno...
E qui, cari amici, mi fermo nella trascrizione di questo capitolo, anche perchè mosso dalla commozione. Il testo prosegue ancora ed entra più nel merito della descrizione delle singole persone, un ricordo struggente di amici di un tempo, con i quali Anna ha condiviso una parte della vita, e con alcuni ha consolidato un amicizia durata anche per molti anni.
Ma ho voluto solo riportare la prima perte del capitolo, dove Anna descrive (a mio avviso con grande efficacia) il contesto familiare e sociale del tempo, con i dolci occhi dell'infanzia, e sembra quasi di vederle queste tre sorelline origliare i discorsi dei "grandi" e godere dei momenti di gioia della famiglia.
E' curioso osservare come anche ai "miei tempi" noi bambini venivamo mandati a letto presto , dopo "Carosello", e origliavamo il confuso borbottio delle prime televisioni serali...
memorie dei vecchi tempi - anteprima
scriveva molto bene...
RispondiEliminaSì, molto bene, Laura. Ma qui la memoria gioca un ruolo fondamentale anche nel modo in cui i ricordi affiorano e vengono fissati sui fogli di carta.
RispondiEliminaChe bello potere rivivere con i suoi racconti la vita di quei giorni!In questo capitolo mi fa piacere conoscere di piu' il nonno Roberto e la nonna Settimia simpaticissimi e sempre affettuosi.Veramente mi fa piacere leggere le abitudini di quei tempi molto piu' culturali delle sere alla televisione vuote e prive dei contatti umani necessari a vivere. Ciao Pio
RispondiEliminaE' vero Pio, è una freschisssima descrizione di quei tempi. E poi, secondo me, soprattutto in questo capitolo c'è tutto il "carattere" della gente del sud Italia, sicuramente più aperto e disponibile.
RispondiEliminaVeramente bello questo tuffo nel passato...una società che non esiste più...raccontata con una freschezza invidiabile.
RispondiEliminaP.S.
E penZa che la mia famiglia viene da Molfetta...e mio nonno era capitano dei bersaglieri. Forse si conoscevano?