Vol I Bari 1920 - Bologna 1924
Ruotavano nella nostra vita quotidiana varie persone, che ricordo un po' vagamente, ma che mi piace rammentare qui.
Benedetta
Avevamo pochi anni quando entrò, per un certo periodo al nostro servizio una certa Benedetta, una vecchia contadina che veniva in nostro aiuto in qualche circostanza particolare, preparativi per feste, malattie familiari e altre occasioni; era sì piuttosto anziana ma a noi sembrava addirittura vecchia perchè era quasi senza denti, ma allora soltanto i signori potevano andare dal dentista e probabilmente vecchia non era; comunque era accolta da noi bambine con gioia, perchè aveva tanta pazienza, e volentieri mamma la delegava a raccontarci fiabe, oppure a guardare insieme qualche vecchio libro illustrato.
Marcella, specialmente, avrà avuto tre o quattro anni, ed aveva antipatie e simpatie imprevedibili, aveva presa una vera passione per Benedetta, poichè era l'unica a saperla divertire ed intrattenere, seduta sul suo grembo; si faceva spiegare a suo modo le varie illustrazioni, e quando il personaggio compiva qualche misfatto immaginario, strappava la pagina senza tanti complimenti. Fortunatamente si trattava di vecchi consunti libri riportati dalle vecchie librerie di Mesagne, libri di storie medioevali, a giudicare dal modo come questi cavalieri e dame erano vestiti, chissà, forse avranno avuto anche un certo valore, ma mamma per vederci tranquille ci avrebbe messo in mano anche un autentico incunabolo!
Benedetta comunque non si faceva alcuno scrupolo, e pazientemente inventava storie su storie, con particolari a volte orripilanti, di streghe e di cattivacci su quelle antiche illustrazioni, ed è rimasta viva nella nostra memoria per questa sua abilità nello spiegare "Il libro della guerra", questo il titolo da noi dato al vecchio bistrattato libro della nostra infanzia!
Annetta
Un'altra persona veniva spesso per casa, un'infermiera di nome Annetta, una giovane donna, piuttosto piacente, che faceva le iniezioni nella varie famiglie dove era stata presentata.
Era una donna svelta ed abile, e mamma ne aveva una grande considerazione e la trattava con amabilità e simpatia, che in verità si meritava. Anche io al trovavo simpatica; aveva una gran parlantina, e nel mentre bolliva la siringa di vetro per le iniezioni da fare a mia madre, convalescente di una brutta polmonite, ed anche dopo che lì aveva fatta si intratteneva volentieri a parlare dei vari avvenimenti del quartiere, o anche semplicemente della sua vita, che, seppi più tardi, era piuttosto difficile.
Una storia, la sua, che ebbe del romanzesco; innamoratasi di un medico, giovane e di buona famiglia, sperò, nella sua ingenuità, di essere sposata da lui, avendone avuto un bambino. Purtroppo non fu così, ed ella, rassegnatasi, riversò tutto il suo amore su questo figlioletto, facendo sacrifici immensi, lavorando giorno e notte, è il caso di dirlo poichè assisteva ammalati anche di notte, per crescerlo sano e forte, e con buoni principi.
Il bimbo crebbe bene, fu la sua grande consolazione, studiò con assiduità e passione, riuscendo a laurearsi brillantemente proprio in medicina. Mentre questo accadeva il suo ex innamorato, sposatosi con una ricca signorina, ebbe a sua volta un figlio che, svogliato e viziato, non concluse nulla di buono, anzi lo contristò spesso con malefatte varie, finchè, alle soglie della vecchiaia, egli, che aveva seguito da lontano l'ascesa del figlio rinnegato, volle conoscerlo e gli si affezionò tanto che lo riconobbe legalmente, gli diede il suo nome, e gli lasciò buona parte del suo patrimonio.
Così annetta ebbe finalmente il premio della sua abnegazione e del suo dignitoso comportamento, oltre che potè godere di una meritata felicità.
Cosimina
Non so perchè ho lasciato per ultima la figura di una giovinetta che fu per noi, negli ultimi anni del nostro soggiorno a Bari una persona alla quale ci affezionammo molto, una specie di sorella maggiore, più che una giovanissima governante.
Si chiamava Cosimina, non avrà avuto, credo, più di sedici o diciassette anni, ma il garbo, l'educazione, la disponibilità che possedeva , la rendeva più matura della sua età. Mamma si fidava completamente di lei, la trattava con grande bontà, e si vedeva che era felice di averla in casa.
Forse perchè Cosimina era una ragazza modesta e seria; figlia di contadini aveva imparato dalle suore del suo paese a cucire e ricamare molto bene, qualità, queste, di gran pregio agli occhi di mamma, che spesso si faceva aiutare da lei nei suoi lavoretti casalinghi, ai quali si dedicava volentieri ogni tanto;
con noi era affettuosa e paziente, e mai mi ricordo di una parola sua o nostra meno che amichevole e gentile.
Graziosa fisicamente, aveva una figurina snella, un viso regolare e dei bei capelli biondi che riuniva in una lunga treccia; e credo, anzi sono sicura, che anche per lei il soggiorno in casa nostra fosse gradevole, e con la sua naturale semplicità, ci accettava così, come eravamo, con i nostri difetti e il nostro calore umano, con i sermoni di mamma e con la sua grande generosità che illuminava tutta la casa.
Quando, per naturale avvicendamento di sede ed anche per l'approssimarsi della promozione di mio padre al grado superiore, dovemmo trasferirci a Bologna, fu una vera tragedia per mamma; lasciare la città di Bari, che era diventata, dopo sette anni di residenza anche un po' la sua città, dove si era ormai ben ambientata, con tanti parenti e conoscenti che andavano e venivano da Mesagne portandole notizie e facendola sentire ancora vicino alla sua famiglia che ancora là risiedeva, una città dal clima dolce e caldo per la freddissima Bologna, per lei, vera figlia del sud, dovette essere un colpo terribilmente doloroso.
L'unico pensiero che potè, in un certo senso consolarla, fu il fatto che Cosimina, sempre affezionata e dolce, acconsentì a partire con noi per Bologna, ed a trattenervisi fino a quando non ci fossimo abbastanza sistemati per la nuova città. Questo addolcì molto il suo dispiacere, calmò le sue apprensioni e quel sentirsi sbalestrata improvvisamente in un altro luogo, lontano ed estraneo, cosa che l'agghiacciava addirittura, ed anche per noi bambine fu una felicità sapere di poter continuare ad avere accanto a noi, almeno per i primi tempi, la nostra Cosimina, così materna e affettuosa e trattenerci con lei in serenità e lietezza in tranquilli giochi infantili e confidenze.
Ancora qualche ricordo simpatico, come il cane del dottor Donadeo, un grande danese dal caratteristico mantello bianco a macchie nere, che ammiravamo molto e guardavamo con molto piacere, ma anche con molto rispetto, e che aveva un nome che a noi sembrava molto buffo: Liquirizia; oppure il lumino di cera, che mamma accendeva la sera, prima di andare a letto, per non farci stare al buio durante la notte, e quanta consolazione e che senso di sicurezza ci dava quella piccola luce un po' oscillante, quando per caso ci accadeva di svegliarci, o anche prima di addormentarci! le ombre dei mobili si ingigantivano sul muro, ma a noi sembravano amiche ed anzi mi piacevano tanto.
E le preghiere della sera, quando già coricate, mamma veniva per darci la buona notte, e girando un po' per la camera, rialzando un calzino o chiudendo un cassetto, con la sua voce robusta e chiara pronunziava ad una ad una le parole di fede che noi ripetevamo a bassa voce e che ci davano tanta pace e tanta tenerezza!
Anche la ninna nanna ci cantava, a volte, quando Marcella non riusciva ad addormentarsi e, con insistenza la richiedeva, magari minacciando le lagrimucce.
E allora mamma, la cui tenerezza per noi era indescrivibile intonava qualche vecchia nenia paesana, che conoscevamo naturalmente a memoria, ma che sempre ci affascinava, e ci cullava fino a condurci al sonno. La storia della pecorella mangiata dal lupo ci commuoveva sempre, e sul suo esempio molti bimbi ho addormentato con questa ninna nanna, quelli di Teresa, prima, poi, naturalmente anche i miei, che ancora la ricordano, e certo Marta, la mia primogenita, l'ha a sua volta cantata alla sua Roberta e al suo piccolo Pietro.
Ed ora ne trascrivo i primi versi, ma le variazioni erano numerosissime:
"Oh nonna, nonna no, oh nonnarella
il lupo s'è mangiata la pecorella...
nonna nonna nonna no, nonna nonna nonna no...
"Oh pecorella mia come facisti
quandu lu lupo ti vidisti...
nonna no oh nonna no..."
memorie dei vecchi tempi - anteprima
mario ciao!
RispondiEliminaLeggo questi racconti sempre tanto volentieri...
grazie di postarli e poi sono scritti davvero bene
Grazie Laura, sono teneri eh? e poi sono proprio storie dal sapore antico!
RispondiEliminaCiao Mario....
RispondiElimina< Ho un sospetto: che tu sia la reincarnazione di Pico? >... di quale Pico parli?
Pico Pallino è la mia fissazione...
Pico della Mirandola è la mia passione...
..o viceversa...non cambia nulla.., .Mario..mi piace divulgare tutto quello che ho letto e che mi piace.... senza limiti né confini..ora che sono in pensione (grazie ad una legge dello stato ho beneficiato di 7 anni di contributi)...
Io ho smesso di "dipingere" dato che l'estro mi prendeva una volta all'anno..e ora che ho tempo non trovo il tempo...
Ciao Mario..con infinita simpatia..mandi mandi ...Loris...
Mirandola, Mirandola!
RispondiEliminaCiao Pico, ricambio la grande simpatia, il tuo blog è proprio una risorsa!
Bello anche questo racconto! Buona giornata Pio
RispondiEliminabello come sempre leggere questi vecchi ricordi. Sfogliare pagine ingiallite dal tempo, ma non dalla freschezza del bel scrivere.
RispondiEliminaEh sì, Carla, mi fa sempre un certo effetto leggere queste memorie, sono scritte proprio bene, continuano ancora a stupirmi per la loro freschezza e per la nitidezza dei ricordi che affiorano. Io ho un vago ricordo di mio nonno, mentre ricordo benissimo nonna Settimia, una vera donna del sud, una donna di grande simpatia ed energia.
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