Vol. I Bari 1920 - Bologna 1924
Avevamo anche degli zii, a Bologna, che avevamo conosciuto in qualche loro visita a Bari, la zia Margherita, sorella di mamma, e lo zio Ottavio, suo marito, con i loro due figliuoli Giovanni e Roul. Poi, per qualche misteriosa ragione, non ne avevo più sentito parlare. Quando giungemmo a Bologna, si fecero vedere in qualche modo. Presumo da questo che ci fosse stata fra di loro e i miei, qualche causa di dissapori, che ignoravo e ignoro tuttora; so però che ad un certo punto l'affetto prevalse, ed in occasione della seria forma di pleurite che aveva colpito mamma, la zia Margherita, che era, fra parentesi, la sorella preferita di mamma e di poco maggiore di lei, venne a trovarla e con ciò la pace fu fatta.
Ci vedemmo abbastanza spesso, da allora, anche perchè in un primo tempo abitarono relativamente vicino alla nostra casa. Infatti andavamo a piedi a trovarli, e ricordo che per arrivare alla loro casa, bisognava attraversare la grandissima piazza Malpighi, che aveva, ai quattro lati del suo largo marciapiedi centrale, quattro specie di sarcofaghi, con delle pietre verdi, mi pare, e seppi dopo, da grande, che effettivamente erano delle antichissime tombe.
Ma quello che piaceva moltissimo a me ed alle mie sorelle, era un baracchino che spesso stazionava nella piazza e che attirava l'attenzione di tutti i bambini del quartiere ed anche quelli che passavano di lì, perchè era un teatrino di burattini.
Era la prima volta che vedevamo un teatro di burattini, diciamo così, pubblico e la cosa ci divertì moltissimo; facemmo la conoscenza della nota maschera bolognese, Fagiolino o Fasulein, come lo chiamava il popolino, e per quanto spesso la maschera parlasse in dialetto bolognese, la mimica e la vivacità di quel burattino ci piaceva lo stesso; inoltre le parti recitate in italiano erano fequenti e ci permettevano di seguire il filo della rappresentazione.
Naturalmente non ci potevamo trattenere molto, perchè i nostri genitori si stancavano di stare in piedi a lungo, e così, a malincuore, sul più bello, magari, dovevamo proseguire per andare dagli zii; spesso, però, con bonaria condiscendenza e debitamente accompagnati dall'attendente (anche lo zio Ottavio era ufficiale dell'esercito) i nostri comuni genitori ci permettevano di ritornare in piazza con i cugini, per finire di vedere le varie avventure, quasi sempre comiche e piene di bastonature, del famigerato Fasulein, del dottor Balanson, di Brighella e di tanti personaggi delle commendie, che non ricordo più.
La zia Margherita era una signora alta e bruna, come mamma, alla quale somigliava moltissimo, ma molto più magra; si distingueva da lei per un'espressione del viso molto più severa, quasi, direi, un pò dura; non ricordo mai di averla vista ridere,e ciò mi sorprendeva sempre, perchè mia madre aveva spesso, per le persone care, o anche soltanto amiche, un largo e affettuoso sorriso; le sue sopracciglie ad arco circonflesso molto accentuato, lo sguardo penetrante, i modi piuttosto perentori mi intimidivano moltissimo, tanto da farmi restare sempre muta in sua presenza.
Seppi, però, molto più tardi, che per la zia quello era stato, ed era ancora, un periodo molto scuro e difficile della sua vita; aveva perduto, pochi anni prima la sua adorata primogenita, stroncata in pochi giorni da una meningite fulminante, la piccola Maria Pia, che dicevano tanto graziosa e buona; le rimaneva il piccolo Giovanni e una gravidanza tardiva, presentatasi, avrebbe forse potuto lenire il suo grande dolore. Fu perciò accolta con gioia, ma purtroppo, senza apparente causa, era venuta a mancare, ed il bimbo ad un certo punto era morto nel suo seno senza ch'ella se ne accorgesse; questo le aveva procurato una infezione acuta che la condusse in breve in fin di vita, e fu in questa occasione che le si era scoperto un diabete gravissimo, probabilmente a cagione del quale aveva perso il bambino. Si salvò a stento, ma guarita dall'infezione, rimase terribilmente delibitata e depressa; inoltre fu costretta dal suo male, il diabete, ad osservare una dieta strettissima, non essendo allora ancora nota l'insulina, farmaco di elezione per questa malattia, e quindi stentava molto a riprendersi anche fisicamente.
Si trovava dunque, la zia Margherita, in quell'epoca, ancora sotto gli eventi trascorsi, cosciente altresì, di dover lottare contro il male che l'insidiava senza alcuna difesa tranne la cura dietologica di un buon medico, uno dei migliori di Bologna, il prof. Modenese, allievo del grande clinico Augusto Murri, e nel quale riponeva la massima fiducia; il quale peraltro riducendo drasticamente tutti gli zuccheri e i carbiìoidrati, ridusse la sua resistenza fisica ad un margine esilissimo, e fu causa più importante, certamente della sua precoce fine.
Comunque nell'anno 1925, tranne la sua perdurante tristezza e serietà, la zia stava apparentemente bene; una sua giovane nipote, e nostra cugina, era venuta su da Mesagne per aiutarla a curarsi e darle una mano nel governo della casa e dell'educazione di Bebè, fanciullo simpaticissimo ma con la vivacità e l'impulsività dei suoi sei anni. Ella si chiamava Nina e si fece subito benvolere da tutti, per il suo bel carattere tranquillo e cordiale, il suo fattivo aiuto, il suo aspetto gradevole ed attraente nella sua semplicità: poteva avere sedici o diciassette anni, dei begli occhi neri nel visetto candido, capelli bruni molto ondulati e folti, una voce molto simpatica e molta molta pazienza. Per questo anche noi le volemmo subito bene, ed è certamente fra le persone che ricordo più volentieri e fra le più simpatiche.
Ma allora, naturalmente, noi preferivamo la compagnie dei cugini, Giovanni, un bel ragazzone sui quattordici anni, bruno, vivace, il ritratto dello zio Ottavio, e Roul - Bebè, il piccolo di casa, che adorava il fratello e nello stesso tempo tentava sempre di emularlo ed anche sfidarlo; di acarattere ardito ed appassionato, lo stuzzicava a fare botte con lui, e mentre Giovanni, scherzando, gli dava corda, lui si infiammava tutto cercando la vittoria a tutti i costi!
Noi assistevamo divertite a questi tornei, poi, mentre Giovanni chiaccherava un pò con Teresa di libri e di scuola, noi facevamo con Bebè qualche giuoco più tranquillo, a dama od altro.
Molto diverso dalla zia Margherita era lo zio Ottavio; allegro per temperamento, scherzoso, amava le battute comiche, ed era cordialissimo con noi bimbe; era, sì, ligio al suo lavoro e sentiva la sua militanza nell'esercito come una vocazione; ciò però non gli impediva di trovare bella la vita, e di vederne i suoi lati migliori. Alto anche lui, con occhi grigio azzurro mobili e vivaci, era buono e sensibile, forse un pò superficiale, ma indubbiamente simpatico. Gli piaceva tento parlare, forse un pò troppo, ma questo andava molto bene per babbo, che invece parlava poco, anche se amava molto la conversazione e la biuona compagnia di amici e parenti.
Ricordo che per Natale facevano un bellissimo Presepio, assai grande, al quale lavoravano un pò tutti, prendeva quasi una stanza, ed era bello vedere con quanta passione vi si dedicavano!
Memorie di vecchi tempi -Anteprima
Interessante ,descrive molto bene la vita di quei tempi.Ciao Pio
RispondiEliminaMario, chao
RispondiEliminaGracias por visitar mi Blog y por tu amable comentario, tus acuarelas son muy buenas!
saludos.
Alex
ALOHA! Mario, you would love painting in Kaua'i, HI. I'll post on my return to LOS ANGELES.
RispondiEliminaCiao,
Faern
Mario, gracias por tu comentario.
RispondiEliminaFelices fiestas!
Alex
Penso Mario che questo sia un vero "romanzo" di vita.
RispondiEliminaNon pensi di pubblicarlo ?
E' scritto troppo bene e non può essere limitato ai pochi...
No Carla non penso di pubblicarlo, essendo peraltro un piccolo "patrionio" familiare, che appartiene soprattutto ai figli di Anna, i miei cugini. Però è bello sapere che ha un "valore" in sè, e condividere lo stupore che inducono le parole di Anna, la potenza del ricordo, la nostalgia, la nitideza delle descrizioni, forse così vive proprio perchè alimentate dai reciproci racconti tra tra Anna e Marcella, durati tutta una vita...
RispondiEliminaCapisco Mario, lo dicevo proprio perchè li reputo talmente "particolari".
RispondiEliminaChe bello poter godere di tanta "intimità" familiare.
Mario, sempre imteressenti queste memorie di cui ci rendi partercipi, una lunga storia vera!!
RispondiEliminaNell'elenco dei blogs che frequento spesso vedo la tua icona con un nuovo acquerello (Scarpe grosse....), quando clicco per aprire mi dice che la pagina sul tuo blog non esiste. Tutti gli altri funzionano bene. Se hai tempo, puoi verificare per favore. Ciao, Tito.
Grazie Tito. E' vero avevo postato un nuovo acquarello. Ma ne ero poco convinto. Poi quando l'ho visto sul blog, vedendone tutti i difetti, ho deciso di levarlo. Lo conserverò per testimonianza, ma è veramente poco riuscito. Ma ne ho già un altro quasi pronto, più natalizio. Purtroppo questo mese è stato alquando improduttivo, anche perchè non ho trovato soggetti degni di essere utilizzati. Per me la cosa più difficile è proprio la scelta del soggetto, è determinante per produrre qualcosa di buono. Ciao e buona serata!
RispondiEliminaMario, se vuoi, visto che sei a corto di soggetti e considerando che non sono ancora riusciti a riprodurle, prendi pure se vuoi, le foto di Treviso con i vari riflessi.
RispondiEliminaIo li vedo bene con gli acquerelli:
ecco il link
http://artecarlacolombo.blogspot.com/2009/02/treviso-e-la-mostra-del-vedutismo.html
ciaoooo e forza...voglia vedere un bellissimo riflesso :-)
Grazie Carla, ne approfitterò sicuramente! ma non garantisco il risutato. Non è un momento buono questo accidenti!
RispondiElimina...passerà...in pittura è normale.
RispondiElimina...ma se ricominci, poi non ti fermi, finchè hai esaurito i prossimi soggetti.
Di qeusti riflessi di Treviso, ne ho abbastanza, quindi avresti una bella carellata di foto.