giovedì 1 settembre 2011

Risaie





china e acquerello
15 X 10,5 cm




china e acquerello
15 X 9 cm




china e acquerello
14,5 X 7 cm

sabato 27 agosto 2011

venerdì 12 agosto 2011

Jostedal

Mi ha molto colpito la tragedia di Oslo, una città che ho visitato alcuni anni fa. Una città che mi ha sorpreso per la sua bellezza e la tranquillità. La Norvegia è un Paese stupendo, forse il più bello di tutta la Scandinavia. In questa occasione i  norvegesi ci hanno dato una grande una lezione di dignità e di civiltà. Ho quindi voluto rappresentare uno dei luoghi più incantevoli e selvaggi della Norvegia, un omaggio a quel popolo e un segno di grande vicinanza emotiva. Jostedal è il più grande ghiacciaio dell'europa continentale che diecimila anni fa ricopriva l'intera Scandinavia. Ci si arriva seguendo un sentiero che costeggia un torrente impetuoso, dove l'acqua si frantuma in milioni di goccioline che pervadono l'aria e ti inzuppano i vestiti. Una delle più belle esperienze di viaggio della mia vita.


lunedì 8 agosto 2011

Scogli e altri viaggi





scogli
acquerello
14 X 11 cm



pontili
acquerello
15 X 10 cm



bassa marea
acquerello
17 X 12 cm

martedì 2 agosto 2011

Tra sogno e realtà





A  volte la realtà supera l'immaginazione e contiene già in sè una dimensione onirica
acquerello
18 X 10,5 cm

lunedì 1 agosto 2011

Estate! forse





scogliere
acquerello
15 X 11 cm



alberi
acquerello
14 X 10 cm


Stromboli
acquerello
17 X 8 cm

mercoledì 27 luglio 2011

Un'estate così...

Un'estate così sono anni che non la vedevo, pioggia a catinelle, spiagge deserte, maglie di lana, ma anche molti acquarellini veloci.



velieri in rada
acquerello
13 x 10 cm



Alta Savoia
acquerello
14 X 10 cm

domenica 10 luglio 2011

Appunti d'isola d'Elba

Ho sperimentato un cartoncino lucido, dove il colore scorre velocemente,  asciuga solo orizontalmente in larghe pozze d'acqua colorata e assume una brillantezza insolita (almeno per me).





venerdì 24 giugno 2011

Gli acquarelli di Mario Piana ovvero tre meraviglie

Nell'ambito della mia mostra on line (www.lavostraarte,blogspot.com) ho ricevuto il commento di Giovanni Piana, mio fratello, che non ha potuto essere inserito tra i commenti perchè troppo lungo. Ho ritenuto quindi di postarlo qui nel mio blog. Un commento molto articolato che mi ha fatto un enorme piacere e che corona felicemente questa bella iniziativa di Carla Colombo.


Credo che, volendo parlare degli acquerelli di
Mario Piana - per limitarsi ad essi rispetto ad
una produzione che diventa ogni giorno più ricca
sia sul piano dei soggetti che su quello delle
tecniche - non si possa che cominciare a
manifestare la propria meraviglia. Certamente,
anzitutto per ciò che non può che saltare subito
agli occhi: il dominio e la perfezione di una
tecnica come quella dell'acquerello che, come
tutti sanno, è difficilissima. Questo dominio si
manifesta sia negli acquerelli in cui descrizione
ed espressione stanno sospesi in un miracoloso
equilibrio, sia in quelli in cui questo
equilibrio viene consapevolmente infranto e l'un
elemento viene fatto prevalere sull'altro. Voglio
fare solo due esempi che mi sembrano persuasivi
di questa differenza: nel bellissimo Santa
Caterina di Alessandria ogni mattone, ogni
segreta e nascosta traccia delle mura ed
addirittura il fogliame degli alberi intorno
sembra pretendere un'individualità propria. Per
quanto si possa rischiare di essere fortemente
fraintesi si potrebbe dire: tenete lontano il
sentimento, e partecipate invece intensamente
alla pura visione! Mentre in un acquerello come
Aria di tempesta  non potete evitare di correre
lungo la stradina che vi porta dentro la
tempesta. Ma la meraviglia non riguarda solo la
perfezione esecutiva, la musicalità degli accordi
cromatici, la capacità di far vivere nella stessa
aura, vagamente malinconica, esterni ed interni,
alberi e oggetti. La meraviglia, almeno da parte
mia, riguarda il modo stesso in cui Mario Piana
impiega questo mezzo pittorico. Una meraviglia
che potrà forse essere condivisa da altri, magari
- ma a torto, io credo - come se contenesse la
venatura di una critica. Per dirla in breve:
quando si parla di acquerello si pensa alla
"macchia" - l'acqua si espande sul foglio che la
assorbe e che stabilisce subito contorni
tendenzialmente indeterminati. Cosicché non può
esservi meditazione e riflessione, e nemmeno
esitazione  nella traccia del pennello. A partire
da questo dettaglio tecnico si tende spesso ad
attribuire all'acquerello, piuttosto che
l'accuratezza dell'impianto grafico, la capacità
di fissare l'emozione momentanea, accettando
anche un margine di imprevedibilità che sembra
essere quasi inevitabile, ma che la rapidità del
tratto e l'intuizione del pittore riesce a far
proprio ed a integrare in una composizione
compiuta. Talora è il movimento che viene carpito
dall'acquerello - come accade nella serie della
tauromachia picassiana nel quale le eleganti
torsioni del toreador o la furia del toro vengono
fissati all'istante con un solo colpo di
pennello.  Ebbene, di tutto ciò, almeno nei
dipinti presentati in questa mostra, Mario Piana
sembra volersi tenere lontano. Le nature morte
sono oggetti contemplati a lungo ed esigono di
essere a lungo contemplati; ma questo vale anche
per i paesaggi.  Persino per le acque tanto
spesso e così mirabilmente rappresentate in
questi acquerelli sono per lo più acque immote,
lo sono ad esempio  nel "Padus fluvius" un
dipinto che si fa guardare come un incantesimo -
con il suo quasi-monocromatismo che tuttavia
riesce a realizzare un sottile gioco di
rispecchiamenti. Ma le acque che rispecchiano
sono acque che non scorrono; le acque del grande
fiume sono come le acque delle risaie e ovunque
domina, anche in queste sfumate evanescenze
qualcosa di simile ad una calligrafica
precisione. Ciò mi ha dato da pensare!  Dirò di
più: mi ha invitato a guardare meglio, a cercare
in giro qualche informazione, a leggere con
maggiore attenzione le dichiarazioni del pittore.
E proprio in queste dichiarazioni mi sembra di
avere trovato una chiave: vi è un punto in cui
Mario Piana annovera tra le sue ascendenze
l'acquarellismo inglese del Settecento - che è
poi uno dei luoghi importanti di nascita
dell'acquerello stesso come genere pittorico.  Lo
si vada a ricercare come io ho fatto - si veda
qualche esempio,  ed allora si comprende che,
nonostante la distanza dell'epoca che certamente
si fa sentire, sembra qui, almeno per un verso,
esservi un consapevole e prepotente "ritorno alle
origini". Per un verso soltanto, tuttavia. Perché
ciò che ho detto or ora, e in particolare quando
ho parlato della macchia e di una espressività
legata all'istante ed ho sottolineato che da
questa espressività Mario Piana sembra tenersi
lontano, vale soltanto per una parte della sua
produzione- quella che in questa mostra è
soprattutto rappresentata. Si dia invece anche
soltanto uno sguardo alla sezione degli
Improvvisi nel sito www.mariopiana.com: il
titolo di quella sezione è già assai indicativo.
Parlare di ritorno alle origini, allora non basta
più - nell'arco fecondo della produzione di Mario
Piana sembra esservi un vero e proprio tentativo
di ripercorrere, ripensandole secondo il proprio
temperamento pittorico, le fasi di una grande
storia. Di fronte ai dipinti di questa serie
abbiamo provato la nostra terza meraviglia. Il
puntuale realismo dei paesaggi e delle natura
morte (proprio appunto dell'acquerello alle sue
origini) cede ad una componente visionaria che
richiede nuove soluzioni pittoriche, nuove
invenzioni tecniche. Con il suo "Olandese volante",
la musica e il mito entrano nell'immaginario di
Mario Piana.  Ora il mare e il cielo prendono
fuoco. Nei paesaggi si intravvedono isole che non
ci sono. Infine l'elemento umano, così assente
nei paesaggi del pittore e dai suoi interni, ora
prorompe nei suoi deliziosi nudi di donna.

Giovanni Piana

venerdì 10 giugno 2011

La Pieve

Ecco l'ultimo acquerello prima di una, spero, lunga estate. Per il momento non sembra proprio di esserci ancora. Dalla settimana prossima però, approfittando dei privilegi del pensionato, sarò un po' qui un po' là. Con me porterò solo un piccolo album, un pennellino e una scatoletta di acquerelli in pastiglie, oltre, naturalmente alla mia macchina fotografica. In ogni caso sono "armato" anche di piccolo computer e chiavetta. Per cui terrò sempre d'occhio quanto avviene nel mondo web.
Colgo l'occasione per mandare a tutti un caro affettuoso saluto, un grande ringraziamento per tutti gli apprezzamenti ricevuti e per l'amicizia donata.
I



acquerello
53 x 44 cm


ATTENZIONE: DAL 16 AL 30 GIUGNO SU WWW.LAVOSTRAARTE.BLOGSPOT.COM CI SARA' LA MIA PRIMA PERSONALE SUL WEB

martedì 24 maggio 2011

Lomellina




Finalmente sono riuscito a trovare una giornata per una gita in Lomellina. Un luogo che mi ha sempre affascitato per le sue caratteristiche.

E' un territorio fertile e pianeggiante, caratterizzato dai lunghi filari dei pioppi, che delimitano le grandi estensioni dei campi e scandiscono il ritmo del tempo. 

L'ambiente che vediamo oggi è frutto di un lavoro che l'uomo ha intrapreso fino a rendere queste terre fra le più fertili del mondo. Infatti, nulla di questo tranquillo paesaggio è naturale: tutto è stato costruito, trasformato ed organizzato dall'uomo con infinita e secolare pazienza. 


E' una  piccola parte della pianura padana, nella zona sud-occidentale della Lombardia,  interamente compresa nella  provincia di Pavia; su tre lati ha confini naturali che la delimitano chiaramente: il fiume Sesia ad ovest, il   Po ad ovest e a sud ed il Ticino ad est; il confine a nord è rappresentato dalla cosiddetta "linea dei fontanili". 

Questo territorio è diviso in tre "fette" dai torrenti Agogna e Terdoppio : la zona occidentale è compresa tra il fiume Sesia ed il torrente Agogna, quella centrale tra i torrenti Agogna e Terdoppio, e quella orientale tra il torrente Terdoppio ed il fiume Ticino. In epoca romana queste tre zone erano denominate rispettivamente "Cottuda", "Alliana" e "Siccomaro". 


La Lomellina è un mosaico di 60 comuni. Vigevano è il centro più importante , con la meravigliosa Piazza Ducale ed il vastissimo Castello visconteo. Ma anche molti altri centri minori, piccoli paesi e cittadine, spesso a torto considerati poveri e carenti di attrattive dal punto di vista    storico, artistico e culturale, sono, al contrario, più di quanto comunemente si creda, ricchi di testimonianze di ogni epoca, che nella varietà del paesaggio custodiscono e riflettono una loro propria identità. 

E' un territorio che  ha mantenuto una sorpredente unità, malgrado la sua posizione di marca di confine, di terra di passaggio tra potenze per secoli e secoli in lotta fra loro.  Questo carattere di terra-ponte, non più piemontese e non del tutto lombarda, è ancora visibile a chi percorra in lungo e in largo la Lomellina. 

In Lomellina si coglie molto bene il mutare delle stagioni: bianca di brina o di neve in inverno, con il "mare a scacchi", come viene definito lo straordinario specchio delle acque nelle risaie in primavera, calda e molto verde d'estate, e "dipinta" con mille tonalità di colori in autunno. La primavera e l'autunno sono i periodi migliori per visitare questo fazzoletto di terra, a volte spettacolare. 


 acquerello
47 x 36 cm

martedì 19 aprile 2011

Terre d'acqua

E' proprio in questo periodo che le campagne a sud di Milano, e del Pavese in Lombradia, o quelle del novarese e del vercellese, in Piemonte, cominciano ad essere allagate per la coltura del riso. E' un spettacolo stupendo perché questa  bella pianura padana ci restituisce un immagine riflessa del cielo, della vegetazione arborea, delle cascine. E' un paesaggio che fa vibrare le corde della mia sensibilità forse perchè richiama le mie radici tra le colline del Monferrato e le risaie della Lomellina.


acquerello
33 X 44 cm

venerdì 21 gennaio 2011

Ci manchi


Mi sembra giusto riprendere la mia attività dedicando la mia prima opera del 2011, un pastello, a Billi, che ha condiviso con me e Nella più di tredici anni di vita ed ha accompagnato con gioia ed amore la crescita dei nostri figli.




pastello
32 X 29 cm


venerdì 10 dicembre 2010

Angeli dei nostri tempi

Lettera al Direttore Sanitario dell'ospedale Niguarda Ca' Granda di Milano

 
Al  Direttore  Sanitario
Ospedale Niguarda Ca’ Granda
Milano

Egr. Direttore,
mercoledì 17 novembre sono stato colpito da infarto.  Fortunatamente  sono stato trasportato al pronto soccorso di codesto ospedale, e quindi,  urgentemente all’Unità Coronarica , dove mi è stato fatto un intervento di angioplastica. Qui ho trascorso otto giorni di degenza e sono stato quindi trasferito alla divisione Cardiologia 1, da dove sono stato dimesso il  2 dicembre scorso.
Ho ritenuto di scrivere questa lettera mosso dall’esigenza di testimoniare la mia ammirazione nei confronti dei settori ospedalieri su indicati. Sin dal primo momento ho avuto la sensazione di trovarmi in un ambiente tecnologicamente avanzatissimo, e al tempo stesso ho ricevuto grande attenzione e cura da parte del personale medico e paramedico, fin dai primi momenti del ricovero e in tutte le fasi dell’intervento terapeutico e della degenza.
Vorrei ringraziare in paticolare il dott....... e il dott. ........, e  tutta  l’equipe medica cui devo sicuramente la vita, e attraverso di loro tutta la struttura che mi ha accolto.
 A questo proposito desidero dedicare un pensiero affettuoso a tutto il personale infermieristico. Non potrò mai dimenticare, infatti, con commozione che le prime parole di conforto e di sostegno sono venute proprio da loro, veri “Angeli dei nostri tempi”. Ho riflettuto molto sul’impegno di questo personale, sulla loro altissima professionalità e sul sacrificio che quotidianamente sopportano, probabilmente in una situazione di remunerazione che non rende giustizia a questo gravoso impegno di lavoro. E’anche merito loro  se nei settori in cui sono stato ricoverato si può ben dire che tecnologia, professionalità e umanità rappresentano sinteticamente l’alta qualità del servizio che viene reso.
Mi auguro che , nella situazione di crisi economica che viviamo, non vengano mai a mancare le necessarie risorse finanziarie per mantenere e consolidare l’alto livello di questi settori quali Centri di Eccellenza di cui la Regione Lombardia ed il nostro Paese dovrebbero essere orgogliosi.
Con viva cordialità e riconoscenza

Mario Piana


Carate Brianza
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