Ho colto l'occasione delle giornate di primavera del FAI (Fondo Ambiente Italiano) per tornare in uno dei luoghi della Brianza da me più amati : il territorio del comune di Olgiate Molgora, un bellissimo territorio situato a pochi chilometri dalla casa mia e a pochi chilometri da Lecco.
Qui ho trascorso tanti momenti lieti della mia giovinezza, camminando per i sentieri che collegano Olgiate alle sue frazioni, in mezzo al verde di una Brianza che qui ha conservato bene l'antica bellezza, caratterizzata dalla presenza di colline erbose, di boschi, di ville e residenze nobiliari risalenti fin dal medio evo. Credo che questa conservazione sia dovuta ad una attenta politica di tutela da parte del Parco di Montevecchia e del Curone, all'interno del quale gran parte del territorio di Olgiate ricade.
Qui ho trascorso tanti momenti lieti della mia giovinezza, camminando per i sentieri che collegano Olgiate alle sue frazioni, in mezzo al verde di una Brianza che qui ha conservato bene l'antica bellezza, caratterizzata dalla presenza di colline erbose, di boschi, di ville e residenze nobiliari risalenti fin dal medio evo. Credo che questa conservazione sia dovuta ad una attenta politica di tutela da parte del Parco di Montevecchia e del Curone, all'interno del quale gran parte del territorio di Olgiate ricade.
In questa prima giornata di primavera, sopraggiunta con qualche giorno di anticipo, per me è stata una esperienza gradevolissima ed emozionante.
Il paesaggio, come dicevo, conserva per fortuna ancora i tratti di un tempo: ampi spazi, prati verdi, alberi secolari, faggi, cipressi e altre specie pregiate, soprattutto nei parchi delle ville nobiliari. In questa zona lavorarono grandi artisti come il conte Emilio Zola (1851 - 1923) esponente di spicco dei "macchiaioli", Aldo Carpi (1886-1973) Ennio Morlotti (1910-1992)
Sono tornato a Mondonico dopo più di 30 anni, una frazione di Olgiate che ha conservato l'antico fascino di borgo rurale, coi suoi meravigliosi cipressi.
Ecco come sono oggi
E come erano ai tempi di Emilio Gola
La residenza di Emilio Gola, ha sempre avuto un'aria di mistero per l'austerità dell'architettura. Merito del FAI se per la prima volta è stata aperta al pubblico, anche se lo studio del pittore, che pare sia stato conservato perfettamente dopo la sua morte, sia rimasto ancora inaccessibile al pubblico.
La testimonianza più importante di Olgiate è la villa Sommi Picenardi che ho sempre solo intravisto da lontano e attraverso il cancello.
La villa risale, come residenza rurale, al 1574, realizzata dall'antica famiglia dei Capitani di Vimercate. Nel 1678 fu acquistata dalla famiglia Sala e nei primi anni del settecento ristrutturata in stile barocchetto lombardo. Subì quindi una completa trasformazione in una tipica villa signorile di campagna. Magnifico il parco che è costituito dal settecentesco giardino barocco all'italiana e dal più recente giardino all'inglese con splendidi alberi secolari e monumentali. Dal 1920 appartiene alla famiglia Sommi Picenardi che la ereditò da Donna Mina Sala Trotti, dama di corte della regina Margherita.
Sono tornato a Mondonico dopo più di 30 anni, una frazione di Olgiate che ha conservato l'antico fascino di borgo rurale, coi suoi meravigliosi cipressi.
Ecco come sono oggi
E come erano ai tempi di Emilio Gola
La residenza di Emilio Gola, ha sempre avuto un'aria di mistero per l'austerità dell'architettura. Merito del FAI se per la prima volta è stata aperta al pubblico, anche se lo studio del pittore, che pare sia stato conservato perfettamente dopo la sua morte, sia rimasto ancora inaccessibile al pubblico.
La testimonianza più importante di Olgiate è la villa Sommi Picenardi che ho sempre solo intravisto da lontano e attraverso il cancello.
La villa risale, come residenza rurale, al 1574, realizzata dall'antica famiglia dei Capitani di Vimercate. Nel 1678 fu acquistata dalla famiglia Sala e nei primi anni del settecento ristrutturata in stile barocchetto lombardo. Subì quindi una completa trasformazione in una tipica villa signorile di campagna. Magnifico il parco che è costituito dal settecentesco giardino barocco all'italiana e dal più recente giardino all'inglese con splendidi alberi secolari e monumentali. Dal 1920 appartiene alla famiglia Sommi Picenardi che la ereditò da Donna Mina Sala Trotti, dama di corte della regina Margherita.