venerdì 10 luglio 2009

Grandi maestri dell'acquarello: David Cox (1783-1859)

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David Cox nasce in un sobborgo di Birmingham nel 1783 in una famiglia di artigiani. Il padre è un fabbro o, meglio, un artigiano del ferro, realizza infatti oggetti di varia natura che vanno dai ferri di cavallo, alle canne da fucile , alle baionette. David si dimostra subito poco adatto al pesante lavoro di bottega e quindi viene avviato agli studi di disegno e di decorazione. E' appunto come decoratore e miniaturista che trascorre alcuni anni, e successivamente come pittore di scene teatrali. Nel 1804 si trasferisce a Londra dove diventa allievo di John Valrey ( 1778-1842). Dopo il suo matrimonio, nel 1808 si trasferisce a Dulwich, a sud di Londra, ed inizia la sua attività di insegnante di disegno .


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Nel frattempo realizza numerosi disegni e schizzi, è molto meticoloso e severo con stesso, tanto che ha l'abitudine di buttare molti disegni all'insaputa della moglie che tendeva invece a conservarli. Inizia pure un'attività di esposizioni presso la Royal Academy dal 1805 in poi. Nel giugno del 1810 viene eletto membro della Old Water-Colour Society, dove espone fino al 1859. Dal 1815 al 1827 insegna a Hereford, viaggia nel Galles, nelle Fiandre e in Francia. Nel 1830 torna a Londra e quindi nel 1841 ad Harborne, vicino a Birmingham. Pubblica alcuni manuali di successo, il primo dei quali, "Treatise on Landscape Painting and Effect in Water-Colour", viene stampato nel 1814 e ha molte edizioni fino al 1841. Dai suoi scritti e dalle testimonianze dirette dei suoi biografi si ricavano alcuni principi fondamentali del suo lavoro e dei suoi insegnamenti. In primo luogo la tavolozza, che è costituita da: gamboge , ocra chiara , lacca, vermiglione, terra di siena bruciata, bruno van dick, blu di prussia, indaco, nero, seppia, rosso indiano , cobalto. Grande sostenitore della necessità e della valenza di un accurato disegno preventivo, assegnava ad esso la condizione indispensabile per una stesura del colore sciolta e veloce. Asseriva , in proposito, che chi dedica tempo alla completezza del disegno, può cosiderarsi oltre la metà del lavoro. Nel 1836 Cox scopre una carta particolare, che usa poi per molti suoi disegni ed acquarelli. Si trattava di una wrapping paper (carta da pacchi/imballaggio), proveniente dalla Scozia, fatta di tela di lino delle vecchie vele, successivamente sbiancata. Una carta a grana molto grossa e irregolare, molto adatta al tipo di pittura da lui praticata, che consisteva in stesure di colore applicate con grossi pennelli molto carichi di pigmento. Operava sempre con velocità , con tratti di matita decisi, interrotti solo dalla rugosità della carta. I suoi paesaggi sono quindi disegnati con tocchi nitidi, spesso angolati e nervosi, quasi vribranti , modalità che si riscontra anche nell'uso del pennello. Molti disegni e schizzi sono realizzati con il carboncino o con il gesso nero, che vengono lasciati trasparire sotto i pigmenti. Le tinte sono molto fluide, ma non acquose. Usava spesso una ripetizione di tocchi successivi di colore, lasciando però ben asciugare lo strato di colore sottostante. Questo uso di tocchi separati di colore è una particolare caratteristica della pittura di Cox, che lui stesso definisce "a mosaico". Per questo si differenzia moltissimo dalla tecnica dei suoi maestri (in particolare J. Valrey) o da quella di Cotman, ma è più vicina a quella di Constable. Per queste particolari modalità di accostamenti di colore, può essere considerato un precursore degli impressionisti.




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testo liberamente tratto da Martin Hardie: "Water-Colour Painting in Britain" - vol II - Batford - London 1967 foto 1- D. Cox: "Pastoral Scene in Herefordshire"1824, Private Collection, Courtesy Agnew's, London 2- D. Cox: "The Beach at Rhyl" 1854, University of Liverpool Art Gallery and Collection Sir Sydney Jones 3- D.Cox: "Still-Life",1830 , Tate Gallery. London 4-D. Cox: "The Challenge: A Bull in a Storm on a Moor",1856, The Board of Trustees of the Victoria and Albert Museum, London

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