domenica 31 agosto 2014

Ancora due pastelli







Vendicari
(pastello su carta trattata con gesso e polvere di pomice)
23 x 31 cm




River
(carta gesso/pomice)
38 x 23 cm

mercoledì 27 agosto 2014

domenica 3 agosto 2014

Quale carta giocare ? (aggiornamento 2014)

Sottotitolo: Il tormento e l'estasi dell'acquarellista
Nonostante siano ormai oltre due anni che pratico a tempo quasi pieno l'acquarello, devo dire che non ho ancolra "eletto" la mia carta preferita. Si sa, per noi acquerellisti la carta di supporto è un mezzo fondamentale , è una ricerca continua, quasi una mania, un pò come per i pennelli. La scelta è abbastanza ampia, ma per fortuna, non troppo, diversamente mi perderei e spenderei un patrimonio. Innanzitutto, carta in blocchi o in fogli? Questo è un dilemma in cui mi sono dibattuto a lungo (e non ho ancora del tutto risolto). Per non sbagliare ho a disposizione ambedue, ma i miei acquarelli minimamente presentabili su blocchi sono pochissimi. Nonostante si presentino in fogli preincollati molto rigidi, in realtà è difficile evitare fastidiosi rigonfiamenti quando viene acquerelata. Ma sicuramente il blocco è abbastanza pratico. Ho però anche il sospetto che vi sia differenza, pun trattandosi dello stessa carta, tra quella in blocchi e quella in fogli. Per la cronaca io uso blocchi di carta Canson Fontenay 300g 100% cotone ( ma preferisco i fogli singoli, che mi sembrano meno "assorbenti") Carta in fogli. Premetto che io uso sempre bagnare la carta e incollarla su telaio (quelli per le tele per intenderci). Questo è un metodo facile e pratico, che consente di lavorare con carte anche piuttosto leggere. La carta prebagnata e incollata su telaio si tende come un tamburo. Posso ben dire che è la cosa che so fare meglio. Ho provato a tendere di tutto, persino la carta da pacco! Inoltre il telaio è leggero e maneggevole. I tipi di carta che uso prevalentemente sono più o meno questi: la Canson Fontanay (già citata) 300g , la Canson Montval sia 300 che 185 g. Quest'ultima è veramente ottima, perchè costa poco e ha una buona resa ( va sempre tesa a telaio ,naturalmente). Una resa ottima è data anche da una carta non dedicata per l'acquarello. E' una carta "storica" della Fabriano, la Ingres. E' una carta leggerissima per disegno, ma devo dire che è un piacere usarla con l'acquarello, e poi, con quella particolarissima trama dà un sapore di antico. La tendo accuratamente su telaio, stando attento di non tirarla troppo quando è bagnata, per evitare rotture quando si asciuga. Poi ci sono alcune carte "speciali", che uso poco perchè le trovo supporti molto difficili. Una di queste è la carta Artem a mano della Fabriano, una carta affascinante, bella solamente a guardarla, ma, ahimè quando si tocca con il pennello si sfalda come niente. Quindi non sopporta il minimo errore, ci vuole mano sicura (che non ho), dosaggi di acqua appropriati, molti insuccessi, ma ogni tanto succede il miracolo! E allora è veramente una grande soddisfazione. La consiglio solo ai "veri" acquerellisti, non come il sottoscritto. Altre carte. La sperimentazione rinnova ogni giorno l'interesse per la pittura, e allora come non citare la carta giapponese, un supporto leggerisssimo e molto assorbente. Va tesa e incollata su tavoletta bagnandola delicatamente con una spugna per non romperla. L'ho usata una sola volta, ma intendo rirovarci prima o poi. E poi, il cartone vegetale. Qui necessità aguzza l'ingegno. Poichè stavo buttando via molto cartoncino di scarto risultante dai passpartout, ho provato a riutilizzarlo come supporto. E' l'antitesi della carta per l'acquarello, però su piccole superfici ogni tanto rende abbastanza. Infine una carta che uso solo quando vado sul Lago di Garda dalla mia amica Adriana Buggino, un'acquarellista che stimo moltissimo. E' stato il mio primo "contatto" con l'acquarello. Quando vado da lei subisco una sorta di "mutazione". Solo lì uso il cartoncino satinato Fabriano per acquarello (penso sia almeno 500 gr) e solo lì uso determinati pennelli di fabbricazione tedesca. I risultati sono di una sorprendente luminosità, come del resto tutti gli acquarelli di Adriana, che in questa tecnica è una grande maestra. Ho lasciato per ultimo argomento il tipo di carta, a grana fine o grossa. Nonostante tutti i manuali parlino di tre tipologie, aggiungendo anche una grana media, io ne conosco solo due. A parte qualche eccezione, uso sempre la grana fine.

Alcuni esempi?


carta Fabriano Ingres


carta Canson Montval 180 gr


carta Canson Fontenay 300 gr



carta Fabriano artistico 300 gr


carta Fabriano Artem fabbricata  a mano


Aggiornamento al febbraio 2012

Tutto sommato non vi sono grande modifiche alle mie preferenze. Per cui lavoro un pò con tutte le carte sopraelencate, ad eccezione della carta Artom, che solo ultimamente ho ripreso (l'ho acquistata cinque anni fa e ne dispongo ancora  qualche foglio). E poi ho rivalutato la carta Fontenay,   e i blocchi. Uso adesso anche la Fabriano artistico, verso la quale nutrivo un pò di diffidenza ed invece si è rilevata una gran carta. Ma le mie preferite rimangono sempre la Canson Montval e la Fabriano Ingres

Aggiornamento 2014
 Il bello è che si può cambiare opinione continuamente. Da molti mesi non uso più nè la carta Canson Montval, nè la Ingres della Fabriano. Esse stanno lì in attesa di un ritorno di interesse. Nel frattempo ho divagato, sperimentato, provato, apprezzato carte diverse. Innanzitutto i cartoncini 450 gr o 600 gr. Molto comodi perchè non richiedono una preventiva tiratura a telaio. Cito il Fabriano artistico il cartoncino Canson "Moulin du roi" e la carta Hahnemuhle. 

Il Fabriano artistico da 600 gr
Carata resistentissima al trattamento, ma un tantino rigida, comoda ma non del tutto soddisfacente. Occorre farci l'abitudine. Dopo qualche tentativo fallimentare ho realizzato alcuni acquerelli "collinari" discreti.
Eccone un esempio



Carta Canson "Moulin du roi"

Questo, invece, è un cartoncino da 450 gr molto morbido che dovrebbe essere adatto per una tecnica bagnato su bagnato, di cui peraltro non sono uno specialista. I tentavivi falliti sono abbastanza numerosi. In questo senso risulta antieconomica. E' una carta che è piacevolissima alla vista e al tatto, ma appena vi si appoggia una pennellata... e non sopporta il disegno (bisogna avere una mano leggerissima).





Non credo che, per il momento, utilizzerò ancora questa carta. Vedremo in seguito. E' una carta che è più bello possedere che usare.

Carta Hahnemuhle

Bella, bella, bella. Una carta soffice e resistente allo stesso tempo. Per il momento ho usato solo grandi fogli da 200 gr in blocco. Con questo non occorre stenderla a telaio ma si ondula un tantino. Quindi è meglio usarla tesa a telaio. Tuttavia, la tipologia di fogli è abbastanza varia, fino a 600 gr. Sopporta benissimo il bagnato su bagnato anche con grammature basse. Penso che proseguirò la sperimentazione con questa carta.






Per il momento è tutto

venerdì 1 agosto 2014

Milano come Berlino?



Ieri, approfittando di una delle poche giornate soleggiate di questra incredibile estate, sono andato a Milano.
Era mia intenzione  ripercorrere la zona tra la stazione Garibaldi e e Porta Nuova, che è stata oggetto negli ultimi anni di una grande trasformazione urbanistica, pari a quella che è avvenuta sugli originari siti della Pirelli Bicocca, con la costruzione della omonima Università e al Portello (sede storica della Fiera di Milano).

Erano almeno 10 anni che non mi recavo in questa zona, da me giornalmente frequentata per molto tempo. Infatti scendendo dal treno alla Stazione Garibaldi, percorrevo il lungo tratto di strada tra la stazione Garibaldi e il grattacielo Pirelli, sede della Giunta Regionale, dove lavoravo. Tutta quella zona era una grande area non edificata, un grande comprensorio facente parte,  un tempo, della  orrenda periferia di Milano. 
Soprattutto la sera, facendo il percorso inverso verso la stazione, dovevo guardarmi intorno con circospezione  accelerando il passo nel buio delle serate invernali per raggiungere il più velocemente possibile la mia meta.
Su questi terrapieni un po' sollevati rispetto alla strada spesso si insediavano carovane di zingari o circhi di terz'ordine, mentre sul terrapieno verso Porta Nuova c'erano le cosiddette "Varesine" (luogo dell'antica stazione di Porta Nuova ove si attestava principalmente la linea ferroviaria per Varese), una zona permanente di giostre e baracconi, decisamente poco frequentabile. 


le "Varesine "nel 1975

Tutta questa zona, destinana dal PRG del 1953 a centro direzionale, fu oggetto di una lunghissima contesa tra proprietario delle aree e Comune di Milano, che si sbloccò solo nel 2004 con l'approvazione del piano di riqualificazione dell'area e l'avvio della sua urbanizzazione. Questa in estrema sintesi la storia, che peraltro è molto complessa.

Ma veniamo a ieri. L'immagine che avevo delle aree è quella che si vede nella foto.
Sono rimasto quindi veramente stupefatto dalle trasformazioni messe in atto in questi anni. Mi son trovato in un ambiente urbano di respiro europeo, per un momento ho pensato di essere a Berlino, citta' che ho visitato qualche anno fa. Un insieme di edifici di grande qualità architettonica, disimpegnati da un bel percorso pedonale sopraelevato che collega la Stazionie con Porta Nuova.  


Piazza Gae Aulenti

Su questo percorso ho fatto una sosta al caffè/ristorante/libreria Feltrinelli per uno spuntino, un luogo dove se sei depresso puoi recuperare il buon umore, sorseggiando un caffè e sfogliando qualche novità editoriale. 


La Feltrinelli

Dalla piazza si fa decisamente notare il grattacielo dell'Unicredit e la residenza denominata "bosco verticale" progettata da Stefano Boeri. Passeggiando sul percorso pedonale, ho attraversato la passerella sopra viale Gioia, scendendo poi verso Porta Nuova. Tutto sommato mi sono riorientato, nonostante la notevolissima  trasformazione urbana. Dalla piazza infatti si può apprezzare l'accostamento tra la il nuovo quartiere e l'antico quartiere dell'"isola", anch'esso recuperato .

Il bosco verticale


Unicredit

            Verso Porta Nuova







E qui, a Porta Nuova, sono entrato a Eataly, una delle nuove "emergenze" milanesi, vicinissima a corso Como, uno dei luoghi della movida notturna milanese. L'ho trovata un posto decisamente piacevole, affascinante e allegro. Qui ho potuto apprezzare un fritto misto, una sorta di prova del nove sulla qualità del luogo. Eataly è stato realizzato recuperando la vecchia e gloriosa sede del Teatro Smeraldo. Lo spazio del palco è stato mantenuto per far musica soprattutto nelle ore serali. 





Infine una curiosità: a pochi passi da Eataly, su una vecchia casa c'è una lapide che testimonia la presenza in questo luogo  negli anni 30 di Ho Chi Minh!


E allora, amici, se capitate a Milano, insieme al centro, allo shopping in via Montenapoleone, ai musei di Brera, Poldi Pezzoli, Castello sforzesco, a Piazza Duomo, alla Galleria e alla Scala,, venite qui al centro direzionale di Garibaldi e Porta Nuova, qui si si respira un po' di Europa!


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