venerdì 24 giugno 2011

Gli acquarelli di Mario Piana ovvero tre meraviglie

Nell'ambito della mia mostra on line (www.lavostraarte,blogspot.com) ho ricevuto il commento di Giovanni Piana, mio fratello, che non ha potuto essere inserito tra i commenti perchè troppo lungo. Ho ritenuto quindi di postarlo qui nel mio blog. Un commento molto articolato che mi ha fatto un enorme piacere e che corona felicemente questa bella iniziativa di Carla Colombo.


Credo che, volendo parlare degli acquerelli di
Mario Piana - per limitarsi ad essi rispetto ad
una produzione che diventa ogni giorno più ricca
sia sul piano dei soggetti che su quello delle
tecniche - non si possa che cominciare a
manifestare la propria meraviglia. Certamente,
anzitutto per ciò che non può che saltare subito
agli occhi: il dominio e la perfezione di una
tecnica come quella dell'acquerello che, come
tutti sanno, è difficilissima. Questo dominio si
manifesta sia negli acquerelli in cui descrizione
ed espressione stanno sospesi in un miracoloso
equilibrio, sia in quelli in cui questo
equilibrio viene consapevolmente infranto e l'un
elemento viene fatto prevalere sull'altro. Voglio
fare solo due esempi che mi sembrano persuasivi
di questa differenza: nel bellissimo Santa
Caterina di Alessandria ogni mattone, ogni
segreta e nascosta traccia delle mura ed
addirittura il fogliame degli alberi intorno
sembra pretendere un'individualità propria. Per
quanto si possa rischiare di essere fortemente
fraintesi si potrebbe dire: tenete lontano il
sentimento, e partecipate invece intensamente
alla pura visione! Mentre in un acquerello come
Aria di tempesta  non potete evitare di correre
lungo la stradina che vi porta dentro la
tempesta. Ma la meraviglia non riguarda solo la
perfezione esecutiva, la musicalità degli accordi
cromatici, la capacità di far vivere nella stessa
aura, vagamente malinconica, esterni ed interni,
alberi e oggetti. La meraviglia, almeno da parte
mia, riguarda il modo stesso in cui Mario Piana
impiega questo mezzo pittorico. Una meraviglia
che potrà forse essere condivisa da altri, magari
- ma a torto, io credo - come se contenesse la
venatura di una critica. Per dirla in breve:
quando si parla di acquerello si pensa alla
"macchia" - l'acqua si espande sul foglio che la
assorbe e che stabilisce subito contorni
tendenzialmente indeterminati. Cosicché non può
esservi meditazione e riflessione, e nemmeno
esitazione  nella traccia del pennello. A partire
da questo dettaglio tecnico si tende spesso ad
attribuire all'acquerello, piuttosto che
l'accuratezza dell'impianto grafico, la capacità
di fissare l'emozione momentanea, accettando
anche un margine di imprevedibilità che sembra
essere quasi inevitabile, ma che la rapidità del
tratto e l'intuizione del pittore riesce a far
proprio ed a integrare in una composizione
compiuta. Talora è il movimento che viene carpito
dall'acquerello - come accade nella serie della
tauromachia picassiana nel quale le eleganti
torsioni del toreador o la furia del toro vengono
fissati all'istante con un solo colpo di
pennello.  Ebbene, di tutto ciò, almeno nei
dipinti presentati in questa mostra, Mario Piana
sembra volersi tenere lontano. Le nature morte
sono oggetti contemplati a lungo ed esigono di
essere a lungo contemplati; ma questo vale anche
per i paesaggi.  Persino per le acque tanto
spesso e così mirabilmente rappresentate in
questi acquerelli sono per lo più acque immote,
lo sono ad esempio  nel "Padus fluvius" un
dipinto che si fa guardare come un incantesimo -
con il suo quasi-monocromatismo che tuttavia
riesce a realizzare un sottile gioco di
rispecchiamenti. Ma le acque che rispecchiano
sono acque che non scorrono; le acque del grande
fiume sono come le acque delle risaie e ovunque
domina, anche in queste sfumate evanescenze
qualcosa di simile ad una calligrafica
precisione. Ciò mi ha dato da pensare!  Dirò di
più: mi ha invitato a guardare meglio, a cercare
in giro qualche informazione, a leggere con
maggiore attenzione le dichiarazioni del pittore.
E proprio in queste dichiarazioni mi sembra di
avere trovato una chiave: vi è un punto in cui
Mario Piana annovera tra le sue ascendenze
l'acquarellismo inglese del Settecento - che è
poi uno dei luoghi importanti di nascita
dell'acquerello stesso come genere pittorico.  Lo
si vada a ricercare come io ho fatto - si veda
qualche esempio,  ed allora si comprende che,
nonostante la distanza dell'epoca che certamente
si fa sentire, sembra qui, almeno per un verso,
esservi un consapevole e prepotente "ritorno alle
origini". Per un verso soltanto, tuttavia. Perché
ciò che ho detto or ora, e in particolare quando
ho parlato della macchia e di una espressività
legata all'istante ed ho sottolineato che da
questa espressività Mario Piana sembra tenersi
lontano, vale soltanto per una parte della sua
produzione- quella che in questa mostra è
soprattutto rappresentata. Si dia invece anche
soltanto uno sguardo alla sezione degli
Improvvisi nel sito www.mariopiana.com: il
titolo di quella sezione è già assai indicativo.
Parlare di ritorno alle origini, allora non basta
più - nell'arco fecondo della produzione di Mario
Piana sembra esservi un vero e proprio tentativo
di ripercorrere, ripensandole secondo il proprio
temperamento pittorico, le fasi di una grande
storia. Di fronte ai dipinti di questa serie
abbiamo provato la nostra terza meraviglia. Il
puntuale realismo dei paesaggi e delle natura
morte (proprio appunto dell'acquerello alle sue
origini) cede ad una componente visionaria che
richiede nuove soluzioni pittoriche, nuove
invenzioni tecniche. Con il suo "Olandese volante",
la musica e il mito entrano nell'immaginario di
Mario Piana.  Ora il mare e il cielo prendono
fuoco. Nei paesaggi si intravvedono isole che non
ci sono. Infine l'elemento umano, così assente
nei paesaggi del pittore e dai suoi interni, ora
prorompe nei suoi deliziosi nudi di donna.

Giovanni Piana

venerdì 10 giugno 2011

La Pieve

Ecco l'ultimo acquerello prima di una, spero, lunga estate. Per il momento non sembra proprio di esserci ancora. Dalla settimana prossima però, approfittando dei privilegi del pensionato, sarò un po' qui un po' là. Con me porterò solo un piccolo album, un pennellino e una scatoletta di acquerelli in pastiglie, oltre, naturalmente alla mia macchina fotografica. In ogni caso sono "armato" anche di piccolo computer e chiavetta. Per cui terrò sempre d'occhio quanto avviene nel mondo web.
Colgo l'occasione per mandare a tutti un caro affettuoso saluto, un grande ringraziamento per tutti gli apprezzamenti ricevuti e per l'amicizia donata.
I



acquerello
53 x 44 cm


ATTENZIONE: DAL 16 AL 30 GIUGNO SU WWW.LAVOSTRAARTE.BLOGSPOT.COM CI SARA' LA MIA PRIMA PERSONALE SUL WEB
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